La diarrea è un disturbo della defecazione molto frequente in individui di qualsiasi età (neonati, bambini, adulti e persone anziane). Quest’affezione si risolve spontaneamente nella maggior parte dei casi, ma talvolta può essere il campanello di allarme di patologie ben più gravi. Episodi prolungati nel tempo o ricorrenti non devono essere trascurati ed è, dunque, indispensabile contattare il proprio medico curante per sottoporsi a tutti gli accertamenti del caso (esami di laboratorio ed eventuali indagini strumentali). Questa breve guida vuole porre la lente d’ingrandimento sulla diarrea soffermandosi in modo particolare su definizione e classificazione del disturbo, possibili cause, sintomatologia correlata, complicanze più frequenti (disidratazione e acidosi metabolica), accertamenti volti a indagare l’origine del malessere, eventuali trattamenti farmacologici e dieta da seguire.
Che cos’è la diarrea?

La diarrea è un frequente disturbo della defecazione che si contraddistingue per l’emissione di grandi quantità di feci poco formate. Un soggetto è affetto da diarrea in presenza di:
• tre evacuazioni quotidiane;
• deiezioni alterate per quantità e qualità.
La diarrea può essere, inoltre, classificata in tre diverse categorie che differiscono tra di loro per la durata complessiva del fenomeno.
• Acuta: durata inferiore a 15 giorni.
• Persistente: durata compresa tra 15 e 28 giorni.
• Cronica: durata pari ad almeno 28 giorni.
Esiste, infine, un’ulteriore distinzione che si fonda sul particolare sistema fisiopatologico che sostiene il disturbo.
• Diarrea osmotica: le sostanze non assorbibili, presenti nel lume intestinale, richiamamo liquidi (acqua) per un meccanismo osmotico; la quantità di feci aumenta e la sua consistenza diminuisce. Questo disturbo regredisce solitamente in modo spontaneo con il digiuno.
• Diarrea secretoria: si contraddistingue per una marcata secrezione di liquidi ed elettroliti da parte della mucosa enterica ed è la conseguenza di infezioni e intossicazioni alimentari. In presenza di sangue e pus, non si possono escludere a priori affezioni infiammatorie (colite ulcerosa, morbo di Crohn) e neoplasie intestinali. Il disturbo, al contrario del precedente caso, non regredisce con il digiuno.
• Diarrea con alterazione di motilità e velocità di transito intestinale: condizione che determina lo scorretto assorbimento di acqua e sostanze nutritive. Il lume intestinale presenta un’alta concentrazione di liquidi con conseguente perdita di consistenza delle feci. Il disturbo è riconducibile a diabete mellito, colon irritabile, diverticolite e iperparatiroidismo.
• Diarrea infiammatoria: condizione strettamente correlata alla presenza di ulcere e infiammazioni della mucosa intestinale. Tale disturbo è accompagnato da variazioni importanti della permeabilità all’acqua.
La diarrea, alla luce di quanto detto, non può essere considerata una vera e propria malattia; si tratta, difatti, di un sintomo imputabile ad affezioni gastrointestinali e condizioni non patologiche (intolleranza alimentare, stati d’ansia). Questo disturbo, come confermano i numeri, non deve però essere in alcun modo sottovalutato perché annualmente si registrano circa tre milioni di decessi: le forme diarroiche, con prognosi infausta, colpiscono principalmente i Paesi sottosviluppati e sono scatenate da malattie infettive la cui diffusione è generalmente imputabile a mancata igiene personale e contaminazione di acqua e alimenti.
Diarrea cause
La diarrea è un disturbo tipico dell’intestino e la complessità di tale organo si traduce in più cause all’origine del malessere stesso.
La diarrea può essere la risposta del corpo a stress, ansia, intolleranze alimentari, trattamenti farmacologici, infezioni batteriche, neoplasie e affezioni varie. Vediamo brevemente quali sono le cause più comuni di tale condizione.
• Infezioni batteriche e virali, rispettivamente, sostenute da Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Salmonella, citomegalovirus, herpes simplex, norovirus, rotavirus ed epatite virale.
• Parassiti come Giardia Lamblia ed Entameba Histolytica.
• Intolleranze alimentari spesso derivanti dalla presenza di dolcificanti artificiali e lattosio.
• Effetti indesiderati di terapie farmacologiche: antibiotici, antiacidi, farmaci chemioterapici e medicinali per il controllo della pressione arteriosa contengono magnesio e tale elemento può causare, come confermano molti studi in materia, diarrea. I farmaci che determinano l’insorgenza del disturbo in misura maggiore sono, però, gli antibiotici a largo spettro: le loro molecole attaccano i batteri, ma distruggono contemporaneamente la flora batterica presente nell’intestino crasso favorendo così la proliferazione di microrganismi patogeni. Tale effetto indesiderato può essere controllato mediante assunzione di probiotici.
• Patologie intestinali come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa e la celiachia.
• Stress, ansia e preoccupazione possono alterare la flora batterica intestinale determinando l’insorgenza del disturbo.
• Eccessivo consumo di lassativi in soggetti affetti da stitichezza.
• Diarrea del viaggiatore: disturbo che può colpire le persone che si recano all’estero (specie in Paesi in via di sviluppo) e consumano acqua e cibo contaminati da batteri, virus o parassiti.
• Interventi chirurgici sul tratto gastrointestinale quali operazione allo stomaco e rimozione della cistifellea: nel primo caso vi sono modifiche nello spostamento del cibo attraverso l’apparato digestivo, mentre nel secondo vi è un incremento di bile all’interno del colon con conseguente azione lassativa.
• Abuso di bevande alcoliche.
• Appendicite infiammata.
• Disturbi di malassorbimento degli acidi biliari.
• Infiammazione cronica del pancreas.
• Malattia diverticolare.
• Neoplasie all’intestino (tumore al colon-retto e all’ano).
• Alterazioni nel funzionamento della tiroide (ipertiroidismo).
• Endometriosi.
Diarrea sintomi
La diarrea può presentarsi in modo isolato o essere accompagnata da altri disturbi quali:
• dolorabilità nel tratto addominale;
• crampi alla pancia;
• gonfiore addominale;
• nausea;
• emesi;
• alterazione della temperatura corporea;
• presenza di sangue nelle feci.
Nei neonati e nei bambini possono, inoltre, comparire:
• tracce di muco, sangue e pus nelle feci;
• colorazione nera delle deiezioni;
• febbre oltre i 39°C.
Diarrea e disidratazione
Le persone colpite da scariche di diarrea perdono liquidi e sali minerali e non riescono, nello stesso tempo, ad assorbire nutrienti; tale disturbo, se prolungato nel tempo, può favorire la comparsa della disidratazione.
Questa condizione, particolarmente pericolosa in soggetti più fragili quali anziani e bambini, deve essere dunque affrontata nel più breve tempo possibile al fine di evitare l’insorgenza di ulteriori complicanze quali bruschi cali della pressione arteriosa, tachicardia, ipoperfusione renale e oliguria.
I principali sintomi a cui è indispensabile prestare attenzione sono sete, necessità frequente di urinare, secchezza della pelle, senso di stanchezza generalizzato, stordimento, urine di colore scuro, alterazione della frequenza cardiaca, stato confusionale e stitichezza.
Nei bambini si registrano inoltre secchezza del cavo orale, pianto con assenza di lacrimazione, ridotta diuresi e nessuna necessità di cambiare il pannolino per almeno 3 ore, temperatura oltre i 39°C, letargia, arrossamento di addome, guance e occhi e irritabilità. Si consiglia di contattare, quanto prima, il pediatra in presenza di vomito prolungato, febbre per più di 24 ore, addome gonfio, sangue nelle feci e rifiuto di liquidi.
Il corpo, in caso di disidratazione, deve essere reidratato al più presto al fine di reintegrare liquidi ed elettroliti (sali) persi; questi ultimi sono, difatti, essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo (regolano la concentrazione di acqua nel corpo, l’attività muscolare e la trasmissione dell’impulso nervoso). Il soggetto disidratato deve, dunque, assumere acqua, brodi, zuppe, frullati e centrifughe a base di frutta e verdura (queste bevande sono fondamentali per ristabilire i corretti livelli di elettroliti perché l’acqua non contiene sali).
Acidosi metabolica cause e diarrea
L’acidosi metabolica è un’altra possibile complicanza della diarrea che subentra in presenza di un aumento dell’acidità plasmatica conseguente a un brusco calo della concentrazione di bicarbonati nel sangue. L’acidosi metabolica è, dunque, l’espressione di un’affezione meritevole di accertamenti diagnostici volti a trovare la terapia farmacologica più mirata.
L’incremento dell’acidità plasmatica può essere la diretta conseguenza di:
• eccessivo accumulo di acidi nel corpo e insufficiente smaltimento;
• mancata eliminazione dei composti acidi da parte dei reni;
• perdita delle basi (bicarbonati) presenti nell’organismo.
Il paziente affetto da acidosi metabolica deve essere sottoposto quanto prima a esami di laboratorio volti alla stima della concentrazione ematica di cationi e anioni per la successiva valutazione del gap anionico.
L’acidità plasmatica, in caso di gap anionico normale, è imputabile a una marcata perdita di bicarbonati da parte di reni o tratto gastrointestinale. Una simile condizione si può, quindi, verificare in presenza di diarrea protratta nel tempo.
L’acidosi metabolica si contraddistingue per incremento di ventilazione polmonare, aumento frequenza cardiaca, mal di testa, confusione, astenia, nausea, emesi e shock.
Le persone che accusano acidosi metabolica vengono trattate in modo mirato al fine di ristabilire l’equilibrio acido-base: si procede, dunque, alla somministrazione di alcali (bicarbonato di sodio) per via endovenosa o orale.
Diagnosi della diarrea
I soggetti, colpiti da diarrea persistente o ciclica, devono sottoporsi a tutti gli accertamenti diagnostici del caso al fine di individuare la causa scatenante il disturbo e impostare il corretto trattamento. Il medico curante può, dunque, prescrivere esami di laboratorio quali analisi ematochimiche e test completo delle feci con valutazione parassitologica e dosaggio della calprotectina. Seguono, se necessario, colonscopia con prelievo per successiva analisi istologica, gastroscopia e sigmoidoscopia.
Vediamo brevemente i predetti accertamenti.
Le analisi ematochimiche comprendono i seguenti esami.
• Test per la celiachia: ricerca di IgA anti-tTG, IgG anti-tTG, IgG e IgA anti-DGP; misura IgA totali.
• Test anticorpali per parassiti intestinali: individuazione di infezioni pregresse o croniche.
• Test per l’intolleranza al lattosio: misura le variazioni dei livelli di glucosio nel sangue dopo aver somministrato al paziente una bevanda a base di lattosio.
• Test di assorbimento del D-Xilosio: stima della concentrazione ematica di xilosio dopo averne somministrato una dose standard al paziente. Fornisce importanti informazioni sull’assorbimento dei carboidrati.
• Ricerca anticorpi anti-Saccharomyces cerevisiae in soggetti affetti da MICI (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali).
• Cromogranina, Acido 5-idrossi-indolacetico, Serotonina: esame preposto alla diagnosi della neoplasia carcinoide.
• Emocromo: valutazione anemia e conta eosinofili per possibili infezioni parassitarie.
• Elettroliti: valutazione di possibili alterazioni dell’equilibrio elettrolitico conseguenti a disidratazione.
• Osmolalità: valutazione dell’equilibrio idrico ed elettrolitico del corpo.
Gli esami completi delle feci comprendono i seguenti test.
• Pannello per la rilevazione di patogeni gastrointestinali: analisi molecolare per l’individuazione di virus, batteri e parassiti. La tipologia di patogeni rilevata dipende dal pannello usato.
• Coprocoltura: test volto all’individuazione di batteri patogeni che inibiscono lo sviluppo della normale flora batterica intestinale. Solitamente si ricercano Salmonella, Shigella e Campylobacter.
• Clostridium difficile: test per la rilevazione delle tossine prodotte da C. difficile.
• Escherichia coli producente la tossina Shiga: comprende test immunoenzimatico (individuazione tossina Shiga), elettroforesi in campo pulsato (identificazione sierotipi E. coli portatori di un’epidemia) e test molecolari (esame per il gene codificante la tossina Shiga 1).
• Leucociti nelle feci: individuazione di leucociti nelle deiezioni per valutare potenziali infezioni batteriche derivanti da C. difficile.
• Rotavirus: esame antigenico rapido per determinare la causa della diarrea nei bambini.
• Uova e parassiti nelle feci: analisi macroscopica volta all’individuazione di uova e parassiti.
• Test antigeni specifici per Giardia lamblia, Entamoebahistolytica e Cryptosporidium parvum: esame altamente specifico per la rilevazione di uova e parassiti nelle feci.
• Tripsina/Chimotripsina: si tratta di enzimi presenti nelle feci in caso di corretto funzionamento del pancreas. Basse concentrazioni sono sintomo di affezioni pancreatiche o fibrosi cistica.
• Leucociti nella feci: l’aumento di tali cellule è il campanello d’allarme di una probabile MICI (Malattie Infimmatorie Croniche Intestinali).
• Grassi fecali: l’aumento di grassi nelle feci è imputabile a disturbi di malassorbimento conseguenti a celiachia, insufficienza pancreatica e fibrosi cistica.
• Lactoferrina e Calprotectina: marcatori di infiammazioni correlate a MICI.
• Ricerca di sangue occulto nelle feci: esame volto all’individuazione di possibili emoraggie nel tratto digerente (sintomo di neoplasia al colon).
Lo specialista può, inoltre, richiedere ulteriori accertamenti.
• Colonscopia: esame volto alla valutazione dello stato in cui versano colon, retto e pareti dell’intestino crasso. La colonscopia è particolarmente utile in caso di dissenteria ricorrente, stitichezza ed emoraggie. L’esame viene eseguito in sede ambulatoriale, dura circa un’ora e può comportare l’asportazione di polipi o parti di tessuto per una successiva biopsia. Il paziente deve prepararsi alla colonscopia seguendo, nei 3 giorni precedenti l’esame, una dieta povera di fibre perché le stesse vantano un alto contenuto di scorie i cui residui possono inficiare la buona riuscita dell’indagine diagnostica. Via libera, dunque, a carne bianca, pesce, uova, latticini, brodo, acqua e camomilla.
• Gastroscopia: procedura preposta a valutare lo stato in cui versano stomaco, esofago e primo tratto dell’intestino tenue (duodeno). L’esame viene, dunque, eseguito in presenza di diversi disturbi tra cui la diarrea. La gastroscopia, moderatamente invasiva, dura alcuni minuti e richiede una certa preparazione da parte del paziente. Il soggetto deve presentarsi in ambulatorio dopo aver osservato un digiuno di almeno 8 ore (la sera precedente seguire una dieta liquida) perché eventuali residui di cibo possono ridurre drasticamente il campo visivo e indurre il vomito.
• Sigmoidoscopia: esame diagnostico per l’esplorazione di ano, retto e parte terminale del colon. La procedura viene eseguita in caso di stipsi, dissenteria, screening delle neoplasie al colon-retto e altri disturbi. Il paziente deve prepararsi all’esame sottoponendosi a un singolo o doppio clistere evacuativo (procedura essenziale per pulire le pareti del tratto terminale dell’intestino).
Diarrea rimedi
La diarrea è un disturbo molto frequente non esente da possibili gravi complicanze e deve essere trattata, in quanto tale, in breve tempo.
Le cause all’origine di questo fenomeno sono, come precedentemente visto, molteplici e la loro precisa individuazione è fondamentale per impostare un trattamento mirato. La diarrea può anche risolversi spontaneamente e per questo motivo è indispensabile contattare il proprio medico di fiducia prima di assumere un qualsiasi farmaco.
I soggetti colpiti da diarrea devono reintegrare, per prima cosa, liquidi, sali minerali e zuccheri persi al fine di prevenire una possibile disidratazione: si consiglia, dunque, di bere a piccoli sorsi acqua, succhi di frutta e centrifughe.
Lo specialista può prescrivere, se necessario, cure farmacologiche a base di inibitori della motilità intestinale.
• Lactobacillus Acidophilus: antidiarroico di tipo microbico formato da microbi inattivati di Lactobacillus Acidophilus; la sua assunzione è indicata in caso di forme diarroiche correlate a colite.
• Bismuto salicilato: antidiarroico da prendere anche in presenza di gastrite. Assumere, sotto stretto controllo medico, ogni 30-60 minuti sulla base delle singole necessità.
• Saccharomyces boulardii lyo: prodotto utile in caso di diarrea acuta.
• Loperamide (Imodium): farmaco da assumere in caso di diarrea acuta e cronica secondo posologie differenti.
• Difenoxilato: prodotto per adulti e bambini disponibile sotto forma di tavolette o soluzione. Prima di iniziare il trattamento, consultare il proprio medico curante.
• Codeina: farmaco utilizzato in presenza di diarrea non complicata in adulti e bambini.
Antispastici e antiemetici vengono, invece, somministrati al fine di ridurre la sintomatologia correlata alla diarrea (crampi, dolori addominali e vomito).
• Atropina solfato: farmaco utile per controllare gli spasmi della muscolatura liscia. Il prodotto viene, generalmente, somministrato mediante iniezione sottocutanea o intramuscolare con posologia variabile in funzione del peso corporeo del paziente.
• Scopolamina: prodotto per ridurre i sintomi gastrointestinali con possibile somministrazione per via endovenosa.
• Alverina citrato: farmaco controindicato per bambini di età inferiore a 12 anni.
In caso di infezioni batteriche vengono somministrati antibiotici mirati che agiscono a livello intestinale (derivati della rifamicina).
Le persone che sono in cura per patologie più o meno gravi devono inoltre informare, in caso di diarrea cronica il proprio medico curante: la diarrea frequente può, difatti, alterare l’assorbimento dei principi attivi contenuti nel farmaco.
Diarrea cosa mangiare
In presenza di diarrea, è preferibile assumere alimenti astringenti (a basso tenore di fibre) e facilmente digeribili che siano, inoltre, in grado di aumentare il volume delle feci. Via libera a carne magra (pollo, tacchino, coniglio), pesce (merluzzo, orata, spigola), formaggi non stagionati a basso tenore di grassi (grana padano e parmigiano reggiano perché contengono poco lattosio), patate e carote bollite, riso, semolino, uova sode, bresaola e prosciutto senza grasso.
Diarrea rimedi naturali
Per reintegrare i sali minerali persi, si consiglia di assumere (superata la fase acuta) frutta fresca come fragole, banane, mirtilli, nespole e albicocche.
Vi sono, inoltre, alcuni utili accorgimenti da seguire in caso di diarrea.
• Condire le pietanze con poco olio extravergine di oliva a crudo.
• Prediligere sistemi di cottura leggeri quali bollitura, vapore, vasocottura, piastra e cartoccio.
• Tostare il pane o sostituire lo stesso con fette biscottate.
• Assumere, superata la fase acuta, yogurt con fermenti lattici vivi al fine di riequilibrare la flora batterica intestinale.
• Evitare latte, caffè e cappuccino e sostituire gli stessi con un tè caldo al limone (questo agrume vanta proprietà astringenti e battericide).
• Evitare dolci elaborati o farciti con creme.
• Ridurre il consumo di caramelle con sorbitolo.
Alcuni alimenti possono favorire le feci liquide e devono, dunque, essere evitati; tra questi ci sono formaggi stagionati, cereali integrali, legumi, miele, crusca, fichi, liquirizia e frutta disidratata. Ridurre, inoltre, il consumo di alimenti particolarmente grassi (insaccati, carne rossa, molluschi, frattaglie) e verdure (broccoli, cime di rapa, carciofi, cavolfiore, cipolle). Non condire eccessivamente le pietanze e abolire, in fase acuta, metodi di cottura come frittura, brasatura, stufatura e preparazioni al sangue.
Conclusioni
La diarrea è un disturbo molto frequente che può presentarsi in forma acuta, persistente o cronica. Questo tipo di malessere può risolversi spontaneamente, seguendo una particolare dieta, nell’arco di pochi giorni o necessitare di indagini diagnostiche approfondite volte a individuarne la causa scatenante. In presenza di attacchi cronici o persistenti il paziente deve, dunque, sottoporsi a esami di laboratorio quali analisi ematochimiche e test completi delle feci; eventuali anomalie richiedono ulteriori esami strumentali quali colonscopia, gastroscopia e sigmoidoscopia.
La diarrea si può risolvere però, come precedentemente accennato, apportando alcune modifiche al proprio regime alimentare. Si consiglia, in modo particolare, di ridurre l’apporto di alimenti ad alto tenore di fibre, grassi (il contenuto lipidico degli stessi può, difatti, stimolare le contrazioni del tratto intestinale offeso), lattosio (la diarrea riduce le quantità di enzima lattasi ostacolando così digestione dei cibi e favorendo ulteriori scariche) e dolcificanti (sostanze impiegate al posto dello zucchero e dal marcato potere lassativo).
Eventuali terapie farmacologiche per il controllo della sintomatologia e il ripristino della flora batterica intestinale devono, infine, essere seguite sotto stretto controllo medico.
In buona sostanza mal di pancia e diarrea sono disturbi da non sottovalutare.