Significato biologico della menopausa

menopausa sintomi

Evento riguardante la vita della donna tra il quarantacinquesimo e il cinquantacinquesimo anno d’età, la menopausa è un fenomeno naturale (fisiologico) consistente nella cessazione del flusso mestruale in seguito all’interruzione della sintesi ormonale.

Convenzionalmente la menopausa ha inizio dopo dodici mesi dall’ultima mestruazione, quando cioè l’apparato genitale femminile è rimasto inattivo talmente a lungo da far presupporre una sua quiescenza funzionale.

L’evento biologico maggiormente caratterizzante della fine del ciclo mestruale è rappresentato dall’evidente calo di progesterone ed estrogeni che non vengono più prodotti dalle ovaie.

Da questo fenomeno di natura ormonale dipendono tutte le manifestazioni fisiologiche, comprendenti la sospensione delle mestruazioni e dell’ovulazione e quindi della fertilità.

Anche se spesso accompagnata da numerosi disturbi, questa fase esistenziale della dona non deve essere considerata una vera e propria malattia, ma soltanto un passaggio attraverso cui il corpo femminile subisce alcuni importanti mutazioni.

Secondo la tradizionale classificazione, la menopausa è suddivisa in tre periodi:
– premenopausa
può durare fino a cinque anni e si riferisce alle prime alterazioni del flusso che può presentarsi molto abbondante oppure scomparire per mesi; in questa fase anche la sintesi ormonale inizia a essere irregolare;
– perimenopausa
corrisponde al momento in cui si verifica la completa cessazione dei cicli, derivante dalla mancanza di produzione ormonale;
– postmenopausa
comprende tutto il periodo che ha inizio con la cessazione del flusso e che sconfina con la senilità.

L’assetto ormonale durante queste fasi è controllato dall’ipotalamo, una regione encefalica che invia segnali all’ipofisi, la quale, attraverso mediatori neurochimici, colpisce gli organi bersaglio che in questo caso sono rappresentati dalle ovaie.

La menopausa è un periodo particolarmente complesso per le donne che spesso vivono la cessazione della funzione riproduttiva come una vera mutilazione in grado di condizionare profondamente la loro sfera psico-emotiva.

Pertanto, oltre ai numerosi disturbi organici che, in maniera più o meno incisiva si manifestano, possono subentrare anche problematiche psicologiche con tendenza all’insorgenza di crisi depressive.

Tutte le reazioni sia fisiche che psichiche tipiche di questo periodo fanno parte del climaterio, comprendente l’insieme di avvenimenti che precedono, accompagnano e seguono la menopausa.

Trattandosi di una fase che può durare fino a dieci anni, essa insorge e si sviluppa con un’evidente gradualità che prevede interruzioni e riprese dei cicli caratterizzati da intensità e durata variabilissime.

Menopausa precoce

Quando si instaura prima dei 40 anni, la menopausa viene definita precoce in quanto si manifesta durante una fase che dovrebbe essere ancora fertile.
La menopausa anticipata di solito è accompagnata da una sintomatologia di disturbi piuttosto accentuati, sia fisici che psichici.

La causa più comune di questa manifestazione è collegabile alla rimozione delle ovaie in presenza di cisti o ancor peggio di forme neoplastiche; venendo a mancare gli organi genitali cessa anche la secrezione ormonale e quindi i flussi mestruali con relativa ovulazione.

Menopausa tardiva

Quando al contrario essa insorge dopo i 52 anni, si parla di menopausa tardiva e presenta una maggiore probabilità d’insorgenza per il tumore mammario ormono-dipendente.

Vita riproduttiva femminile

La vita riproduttiva della donna è strettamente collegata alla sua fertilità, comprendente un complesso insieme di processi fisiologici finalizzati alla produzione dei gameti femminili destinati ad incontrarsi con quelli maschili.

Essa ha inizio con la pubertà, in un periodo compreso tra 12 e 14 anni, quando compare il menarca che consiste nel primo ciclo mestruale a cui fanno seguito quelli successivi distanziati tra loro di circa 28 giorni.

L’età fertile ha inizio poco tempo dopo la comparsa del menarca e si prolunga fino al periodo del climaterio, con una progressiva diminuzione dopo i 40 anni.

Dalla pubertà alla menopausa si assiste a una serie di importanti mutamenti che il sistema riproduttore è tenuto ad attraversare ogni mese.

Il ciclo mestruale, più o meno accompagnato da disturbi organici e psicologici, è comunque un ottimo indicatore della salute della donna, che porta a maturazione le cellule uovo fecondabili.

Durante i 28 giorni di ogni ciclo si susseguono tre fasi, che sono:
– follicolare;
– ovulatoria;
– luteinica.

Durante la fase follicolare la cellula uovo si sviluppa fino ad arrivare a maturazione nel momento dell’ovulazione, durante cui può venire fecondata dal gamete maschile.

Se la fecondazione va a buon fine ha inizio il periodo gestazionale che, dopo nove mesi, si conclude con il parto; se al contrario non va a buon fine, ricompare il flusso mestruale.

Quando la donna ha un ciclo regolare, è possibile stabilire con buona approssimazione il momento dell’ovulazione, quando cioè la sua fertilità è massima e quindi la cellula uovo è pronta per fondersi con lo spermatozoo.
Tale situazione si verifica intorno al quattordicesimo giorno.

A monte di questo sofisticato meccanismo si trova l’asse ipotalamo-ipofisario, un sofisticato sistema neuro-endocrino che incomincia a funzionare nella pubertà per terminare durante la menopausa.

Localizzato alla base dell’encefalo, l’ipotalamo consiste in una formazione nervosa in grado di trasformare gli impulsi nervosi provenienti dal cervello in segnali ormonali che agiscono sull’apparato genitale (ovaie).

Tutte queste azioni avvengono con regolarità mensile fino alla menopausa, quando le gonadi femminili non sono più stimolate dagli ormoni e diventano quiescenti.

Menopausa e climaterio

Il climaterio, che comprende l’intero periodo antecedente e seguente alla menopausa, viene definito come una fase di adattamento dell’organismo femminile alle profonde modificazioni della sua fertilità.

Durante questa fase di transizione molto spesso si manifesta una tipica sintomatologia che coinvolge non soltanto il corpo, ma anche la psiche, e che deriva da modificazioni ormonali.

La progressiva carenza degli estrogeni e di altri ormoni provoca un’involuzione funzionale delle ovaie che si conclude nella menopausa vera e propria.

Alcuni mesi prima della scomparsa definitiva delle mestruazioni si assiste a notevoli alterazioni del ciclo mestruale, con flussi particolarmente abbondanti e ravvicinati oppure scarsi e poco frequenti.

Tali manifestazioni dipendono dalla progressiva cessazione di sintesi degli estrogeni che sono i principali responsabili del controllo sulle mestruazioni.

Dopo 12 mesi di amenorrea (totale assenza di flusso), il climaterio evolve in menopausa e la donna non risulta più fertile.

La progressiva riduzione della funzione ovarica dipende dalla diminuita disponibilità di estrogeni e progesterone, ormoni regolatori sulla fertilità femminile.

Menopausa sintomi

Pur trattandosi di una fase fisiologica della vita femminile, la menopausa spesso è accompagnata da una serie di disturbi di varia intensità e su cui la psiche svolge un ruolo di primaria importanza.

Menopausa effetti

Il segno più inequivocabile consiste nella cessazione del flusso mestruale, preceduto da una fase di netta irregolarità, che diventa definitivo dopo che la donna non ha più mestruazioni per 12 mesi continuativi (cioè senza vedere più nessuna perdita ematica)

Menopausa disturbi

In generale, i sintomi comprendono alcuni problemi di natura neuro-vegetativa, tra cui:

– vampate di calore
si tratta di un disturbo estremamente comune dato che interessa oltre il 70% delle donne; esso consiste nella sensazione di forti ondate di calore che avvolgono la donna spesso durante il riposo notturno. La sgradevole sensazione viene percepita soprattutto al volto e al collo e mostra un andamento progressivo, fino a colpire tutto il corpo che diventa bollente, quasi come se avesse la febbre;

– sudorazione
presente prevalentemente durante le ore notturne, la sudorazione consiste in una fastidiosa sensazione di forte calore che innesca un processo di produzione di sudore che ricopre progressivamente tutto il tronco.
Questo fenomeno non dipende dalla temperatura ambientale, ma soltanto dai meccanismi neuronali che controllano vasocostrizione e vasodilatazione periferiche;

– vertigini
caratterizzate dalla sgradevole sensazione che tutto stia ruotando intorno a sé stessi, queste manifestazioni si collegano anche alla perdita dell’equilibrio, per cui la donna si sente instabile e precaria e tende a rimanere distesa;

– palpitazioni
consistono nella soggettiva percezione del battito cardiaco, avvertibili soprattutto a riposo (durante la notte) e spesso collegate ad attacchi d’ansia provocati da cause irrilevanti; succede quasi sempre che la donna sia svegliata da un attacco di cardiopalmo associato a vampate di calore, che le impediscono di dormire;

– sbalzi pressori
le modificazioni ormonali si riflettono anche sul controllo della pressione arteriosa che in alcuni casi tende ad alzarsi con notevoli (e pericolosi) picchi ipertensivi, mentre in altri casi si abbassa, con picchi ipotensivi altrettanto pericolosi.

Oltre a questi, che sono i sintomi maggiormente caratterizzanti della menopausa, ve ne sono anche altri, sempre rilevati oggettivamente, che vanno ad unirsi ai precedenti.

La secchezza vaginale è un segno molto comune tra le donne in menopausa e si manifesta con ulcerazioni facilmente riscontrabili a livello del tessuto vaginale oppure sulle mucose interne dell’apparato genitale.

In alcuni casi la donna in menopausa lamenta la presenza di vaginite atrofica, strettamente collegata alla carenza ormonale (tipica della menopausa) e consistente in un disturbo particolarmente fastidioso in quanto associato a secchezza vaginale, prurito e bruciore.

L’atralgia si manifesta con una netta dolorabilità alle articolazioni, spesso conseguente anche ai tipici fenomeni di osteoporosi, che contribuiscono a rendere particolarmente fragile l’intero apparato osteo-articolare.
Il disturbo colpisce oltre il 50% delle donne in menopausa e si concentra soprattutto a livello di mani, gomiti e spalle.

Il mal di testa si manifesta nella maggior parte delle donne in menopausa e comprende varie forme di dolore, localizzato soltanto da una parte (emicrania), con una componente tensiva (cefalea), oppure di tipo tensivo (a grappolo).

Tra i sintomi meno frequenti va ricordato anche l’aumento di peso corporeo, sempre relazionabile alla carenza ormonale di estrogeni.

Le manifestazioni tipiche che riguardano il flusso sono:
– oligomenorrea
i cicli sono irregolari, emettono una scarsa quantità di sangue e spesso si presentano dolorosi;
– polimenorrea
si nota un notevole aumento nella frequenza dei cicli, che risultano meno abbondanti;
– menometrorragia
consiste in mestruazioni estremamente abbondanti e che tendono a proseguire nel tempo più a lungo di quelle normali.

Spesso i soggetti femminili in menopausa presentano problemi d’insonnia, derivanti per la maggior parte dai mutamenti ormonali e accompagnati da ansia e vampate di calore.

Non si tratta infatti del classico genere d’insonnia di cui possono soffrire anche gli uomini, ma piuttosto di un disturbo tipicamente femminile e legato alla diminuzione di ormoni circolanti.

Il calo della libido è un altro sintomo caratteristico di questo momento e viene considerato una logica conseguenza del calo di estrogeni, che sono gli ormoni della sessualità; tale comportamento è collegabile anche alla fragilità delle mucose (sempre di natura ormonale) che rende difficoltosa la penetrazione per le possibili lacerazioni cutanee.

Si nota anche un aumento del pH vaginale, che dal valore di 3,5/4,5 passa a 7/7,3 in seguito alla diminuzione di produzione di radicali acidi responsabili anche dell’azione protettiva sulla mucosa.

Spesso insorgono disturbi urinari caratterizzati da incontinenza che, da un iniziale fase di moderate perdite dii urina, può evolvere fino a vera e propria minzione involontaria, collegabile ai mutamenti ormonali che provocano condizioni molto sfavorevoli a carico dei tessuti connettivi di vescica e uretra.

In riferimento alla sfera psico-emotiva, la menopausa è responsabile di numerosi mutamenti riguardanti l’insorgenza di attacchi d’ansia, di episodi depressivi, di calo della capacità di concentrazione e di deficit della memoria.

Tra le ripercussioni tardive della menopausa, uno dei più importanti è sicuramente l’osteoporosi, che può manifestarsi anche a distanza di molti mesi.

Le conseguenze cardio-circolatorie si riferiscono a un aumento del rischio cardiaco dato che il miocardio, non essendo più protetto dagli estrogeni, è più vulnerabile alle patologie, tra cui infarto e ictus.

A livello circolatorio, la donna in menopausa può presentare ipertensione secondaria che non dipende da problematiche costituzionali ma soltanto dalle modificazioni dell’assetto ormonale.

Possono subentrare anche disturbi digestivi come il meteorismo (gonfiore addominale) che si accompagnano a sgradevoli sensazioni di tensione delle anse intestinali.

Come si vede, il quadro sintomatologico globale della menopausa si presenta estremamente vario poiché deriva dalle alterazioni ormonali che, per loro natura, coinvolgono l’intero organismo.

Di norma succede che i sintomi si presentino con una sequenzialità differente e che alcuni vadano scemando mentre altri si acutizzino; soltanto qualora essi provochino un reale peggioramento dello stile di vita della donna diventa necessario ricorrere alle cure di uno specialista.

Ruolo dell’osteoporosi nella menopausa

L’osteoporosi consiste in una patologia scheletrica caratterizzata da una diminuzione della massa ossea e da un deterioramento della sua struttura, responsabili della tipica fragilità e predisposizione alle fratture, in particolare alla colonna vertebrale, ai polsi e alle anche.

Il tessuto, dotato di un continuo rimodellamento, presenta un metabolismo estremamente attico caratterizzato da una sintesi (a carico di cellule chiamate osteoblasti) e da una distruzione (ad opera degli osteoclasti).

All’interno della sua complessa struttura, il tessuto osseo contiene anche molecole di calcio, responsabili della robustezza e della rigidità dello scheletro, che è chiamato a sostenere tutto il corpo.

Nella fase senile collegata alla menopausa, la donna subisce evidenti processi di demineralizzazione ossea, secondo cui il calcio non viene più fissato in maniera adeguata e quindi tende a spezzarsi.

L’osteoporosi consiste appunto nell’erosione ossea che altera la compattezza del tessuto, aumentando la sua porosità.

In menopausa e soprattutto in post-menopausa si manifesta uno squilibrio tra formazione e riassorbimento del tessuto osseo innescato dal calo di estrogeni circolanti.

Questi ormoni, promuovendo il riassorbimento tubulare del calcio, favoriscono il suo riassorbimento intestinale e quindi la sua bio-disponibilità a livello del tessuto osseo, sul quale svolgono un’azione trofica diretta.

Esistono dei reali fattori di rischio responsabili della maggiore o minore incidenza del disturbo sulla popolazione femminile,, tra cui:
– familiarità;
– predisposizione genetica;
– massa ossea insufficiente;
– scarsa disponibilità di calcio endogeno;
– inadeguata assunzione di calcio esogeno;
– impiego prolungato di corticosteroidi;
– ipertiroidismo;
– alterazioni del ciclo mestruale con frequenti episodi di amenorrea;
– alcolismo;
– fumo.

I sintomi tipici dell’osteoporosi in menopausa si ricollegano a modificazioni dell’assetto scheletrico, con incurvatura della colonna vertebrale e diminuzione dell’altezza, compressione delle vertebre, dolore osseo e muscolare, fratture e microfratture.

Per diagnosticare questo disturbo è consigliabile sottoporsi a una MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) in grado di rilevare la concentrazione di calcio e altri minerali a livello del tessuto osseo, per stabilire la sua densità minerale (BDM).

Con una diagnosi precoce, l’osteoporosi può venire curata efficacemente anche soltanto tramite un adeguato regime dietetico comprendente corretti quantitativi di calcio e di vitamina D, e un limitato apporto di sodio.

Le terapie, indicate in casi effettivamente condizionanti sullo stile di vita, prevedono l’assunzione di farmaci a base di estrogeni (TOS), di antagonisti dei recettori estrogenici, di bifosfonati oppure di integratori a base di vitamina D e calcio.

Ripercussioni psicologiche della menopausa

La menopausa rappresenta un vero e proprio passaggio nella vita della donna, responsabile non unicamente di mutamenti fisici, ma anche di cambiamenti a livello della sfera psico-emotiva, riferibili a una nuova percezione del proprio ruolo sociale.

Sarebbe importante incentivare la consapevolezza che queste trasformazioni (fisiche e psichiche) fanno parte di una fase di transizione associata a una crescita personale positiva.

– L’ansia è caratterizzata da uno stato di allerta nei confronti di potenziali minacce e consiste in un’alterata percezione della realtà circostante, in grado di condizionare negativamente il tono dell’umore.

I disturbi d’ansia generano una sintomatologia sia di tipo organico (con palpitazioni, tachicardia, ipertensione, secchezza delle fauci, dispnea, sudorazione, vertigini e tremori), sia di tipo psicologico (paura, preoccupazione, angoscia, pessimismo, disperazione).

Il vocabolo “ansia” deriva dal vocabolo latino “angere” che significa “stringere”; e infatti la caratteristica maggiormente tipicizzante di tale condizione è appunto l’oppressione.

– La depressione si manifesta, contrariamente all’ansia che è un fenomeno attivo, come un’assulta passività, dove il soggetto non ha più la forza per interagire con l’ambiente esterno.

Si tratta di uno dei disturbi più comuni e invalidanti che colpiscono sia uomini che donne, con una netta prevalenza di quest’ultime e soprattutto in menopausa.

Secondo alcune attendibili statistiche del OMS, la depressione, pur essendo classificata tra i disturbi dell’umore e non come patologia organica, rappresenta la seconda causa di invalidità dopo le malattie cardio-vascolari.

Tristezza, insoddisfazione, perdita d’interesse, difficoltà cognitive e di memoria, asocialità sono soltanto alcune delle manifestazioni tipiche di questa sindrome che colpisce le donne in età non più fertile.

Probabilmente è proprio la consapevolezza di avere terminato la loro vita riproduttiva a innescare nelle donne il costante malumore accompagnato da pensieri negativi.

– L’irritabilità, un altro sintomo caratteristico del periodo menopausale, si manifesta con uno stato continuo di nervosismo, un’alterata percezione dei rumori, un’intolleranza verso il prossimo e una scarsa accettazione di sé stesse.

Sia di giorno che di notte (insonnia), la donna vive in un perenne stato d’insoddisfazione che si traduce nella incapacità di compiere le consuete attività quotidiane, considerate ostacoli insormontabili.

Come conseguenza a tale stato può verificarsi una progressiva mancanza di concentrazione, responsabile di un continuo stato di nervosismo e di inadeguatezza anche nei confronti di azioni banali.

– La donna in menopausa può perdere l’autostima in quanto si vede “brutta” a causa delle inevitabili modificazioni fisiche, come la perdita di tonicità muscolare e dei tessuti, l’incanutimento dei capelli, la diminuzione delle forze fisiche e la diminuzione della libido (non sempre presente).

Solitamente subentra un sentimento di frustrazione che accompagna le giornate della donna e che la spinge a isolarsi dagli altri, rifiutando le eventuali proposte di supporto psicologico.

Controlli ed esami consigliati in menopausa

Pur trattandosi di un periodo fisiologico della vita femminile e quindi non di una patologia, la menopausa richiede una serie di esami e di controlli clinici finalizzati sia a diagnosticare la presenza di eventuali disturbi, sia a realizzare un’efficace azione preventiva.

Gli esami ematochimici consigliati durante la menopausa sono:

– dosaggio di FSH
l’ormone follicolostimolante indica in quale fase della menopausa si sta trovando la donna in quanto di norma esso aumenta durante il periodo di transizione;

– estradiolo
questo composto svolge il compito di valutare la produzione ovarica di estrogeni durante il ciclo mestruale e quindi una sua diminuzione è indicativa della cessazione della fertilità;

– funzionalità tiroidea
il dosaggio degli ormoni tiroidei T3 e T4 è un efficace indice dello stato funzionale dell’apparato riproduttore femminile dato che essi tendono a diminuire in menopausa;

– profilo lipidico
in questa fase si osserva un aumento della quota di colesterolo LDH (“cattivo”) e una diminuzione di quello HDL (“buono”) e quindi è necessario valutare le loro variazioni quantitative;

– emocromo completo
possono insorgere alterazioni nella concentrazione di eritrociti e di leucociti che quindi vanno controllate;

– pannello metabolico completo
queste analisi sono opportune soprattutto in relazione alla funzionalità epatica e renale, spesso alterate in menopausa;

– esame completo delle urine.


I controllo clinici consigliati in menopausa sono:

– visita ginecologica
bisogna effettuare almeno una visita ginecologica ogni 12 mesi per valutare lo stato morfologico e funzionale di utero e ovaie, preferibilmente completato con un’ecografia addominale e con quella trans-vaginale;

– regolare controllo dei valori pressori
dato che in menopausa la donna tende a mostrare ipertensione, è consigliabile monitorare costantemente i valori di pressione arteriosa;

– mammografia
per valutare lo stato del tessuto mammario che è fortemente influenzato dall’assetto ormonale degli estrogeni è raccomandato eseguire una mammografia (indagine non invasiva) con una cadenza annuale;

– ecografia mammaria
anche questo esame non invasivo serve per visionare lo stroma mammario con particolare riguardo all’eventuale presenza di noduli o cisti di varia natura, sempre consigliato una volta all’anno;

– pap-test
consistente in un prelievo praticamente indolore di cellule del collo uterino, questo test è utile per controllare la presenza di anomalie citologiche;

– visita cardiologica
è sempre meglio tenere sotto controllo anche la funzionalità cardio-vascolare che può venire modificata dal calo estrogenico in menopausa;

– densimetria ossea
indispensabile per evidenziare l’insorgenza di osteopenia e osteoporosi, questa analisi della densità dell’osso è consigliabile con frequenza biennale o comunque secondo parere del medico.

In generale si può concludere che, vista la complessità di tutti gli aspetti collegati alla menopausa, è opportuno poter fare riferimento a un medico di fiducia che sia in grado di impostare un adeguato protocollo diagnostico e di monitoraggio per prevenire il più possibile l’insorgenza dei vari disturbi collegati alla menopausa.

Terapie per la menopausa

Trattandosi di un fenomeno assolutamente fisiologico, la menopausa non deve essere considerata una malattia, ma piuttosto un insieme di trasformazioni che l’organismo femminile subisce alla fine del periodo di fertilità.

A seconda delle singole situazioni, ogni donna (anche e soprattutto in base al proprio stato di salute fisica e psichica) può rapportarsi in maniera soggettiva a questa fase della sua vita.

Oltre all’aspetto soggettivo, esistono comunque dei disturbi oggettivi che possono alterare lo stato di benessere della donna e che pertanto devono essere curati.

– Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS)

La terapia ormonale sostitutiva, come indica il termine, è una cura che prevede l’impiego di estrogeni (da soli oppure insieme a preparati progestinici) per integrare la loro produzione carenziale durante la menopausa.

Dopo un iniziale boom di trattamenti, la TOS ha subito una battuta d’arresto in quanto negli USA, a partire dal 2002, numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato un collegamento della terapia con l’epidemiologia del tumore alla mammella, dell’ictus e di altre gravi patologie cardio-vascolari.

Nonostante le percentuali di rischio siano veramente minime (inferiori a 0,7%), la TOS è stata impiegata con minore frequenza e anche attualmente è sottoposta a vari dibattiti relativi alla valutazione del rapporto rischio/beneficio.

Particolarmente efficace contro le vampate di calore, l’eccessiva sudorazione, le crisi d’ansia, gli episodi depressivi, l’insonnia e i disturbi vaginali, questa terapia ormonale viene prescritta soltanto per brevi periodi e sempre sotto controllo medico.

I rischi maggiori sono infatti collegati alla durata dei cicli che non devono mai superare i 6/8 mesi continuativi.

La decisione se ricorrere o meno alla TOS è fortemente condizionata dall’impatto che la sintomatologia ha sulla qualità di vita della donna, che deve essere ben convinta della sua efficacia per accettarla come un intervento naturale e non imposto.

I rischi connessi al suo impiego non rendono questa terapia la prima scelta in caso di disturbi durante la menopausa, ma la limitano a quei casi effettivamente seri.

Una volta incominciata la cura, la paziente deve essere costantemente monitorata con una serie di esami di laboratorio e di indagini cliniche.

In base ai numerosi studi epidemiologici, questa terapia deve essere assunta unicamente in caso di effettiva necessità e con la consapevolezza che non può continuare a lungo, confermandosi quindi come un rimedio temporaneo.

Grazie alla sua effettiva efficacia, capace di minimizzare i fastidiosi sintomi legati alla carenza di estrogeni, la TOS ha riscosso una notevolissima approvazione da parte del pubblico femminile.

Una valida alternativa a questa terapia è attualmente offerta da derivati progestinici (come il tibolone), in grado di alleviare la sintomatologia climaterica senza stimolare eccessivamente la ghiandola mammaria e quindi limitando il rischio d’insorgenza di neoplasie.

La terapia può essere combinata (quando i principi attivi sono assunti quotidianamente in associazione) oppure sequenziale (se gli estrogeni vengono somministrati nei primi giorni del ciclo e i progestinici negli ultimi giorni).

Tra gli effetti collaterali più comuni di questa terapia possono insorgere mal di testa (comune), tensione al seno (comune), candidosi vaginale (non comune), depressione (non comune), ansia e nervosismo (non comuni), aumento del peso corporeo (comune).

– Fitoestrogeni e rimedi naturali

Come indica il termine, i fitoestrogeni sono estrogeni di derivazione vegetale, principalmente dalla soia, che vengono assunti come composti inattivi glicosidici legati a molecole di zucchero.

Tra questi i più utilizzati sono gli isoflavoni di soia che, pur avendo efficaci attività terapeutica specialmente nei confronti dei sintomi di natura vasomotoria, non presentano effetti collaterali neppure paragonabili a quelli della TOS.

I dati sull’eficacia di tali molecole sono soggetti a numerose ricerche scientifiche, che hanno evidenziato come la popolazione femminile che consuma abitualmente questi composti, è soggetta a una minore incidenza dei disturbi derivanti dalla menopausa.

La cimifuga rappresenta un altro preparato fitoterapico che trova largo impiego nella cura dei sintomi del climaterio, della quale si utilizzano i rizomi contenenti elevate concentrazioni di glicosidi triterpenici, di flavonoidi, di acidi fenolici e di alcaloidi chinilizidinici.

La sua efficacia è collegata alla capacità preventiva verso l’osteoporosi dato che essa tende ad antagonizzare la demineralizzazione ossea.
Inoltre contribuisce a limitare le vampate di calore, l’eccessiva sudorazione, a migliorare irritabilità, nervosismo e insonnia e a prevenire gli episodi di cefalea e di palpitazioni cardiache.

Anche l’agnocasto è un’erba considerata efficace per attenuare i disturbi della menopausa, da cui si ricavano alcuni principi attivi estratti dai frutti.
Questi fitoestratti contengono flavonoidi (vitexina), glicosidi (aucubina),l terpeni e alcaloidi (vaticina).

Il suo meccanismo d’azione si realizza attraverso un notevole controllo sulla secrezione ormonale, inibendo la produzione di prolattina e alterando quella di ormone luteinizzante e follicolo stimolante.

Il trifoglio rosso, di cui si utilizzano fiori e foglie, contiene biocanina A, un isoflavone particolarmente vantaggioso contro le vampate di calore notturne e nella prevenzione della perdita di tessuto osseo tipica dell’osteoporosi.

La dioscorea è un vegetale che, grazie all’elevata concentrazione di diosgenina che è una saponina molto simile al progesterone, è in grado di regolarizzare il rapporto estrogeni/progesterone analogamente alla TOS.

Dieta in menopausa

Secondo numerose ricerche epidemiologiche, il regime alimentare svolge un ruolo di estrema rilevanza nella prevenzione e nella cura della tipica sintomatologia collegata alla menopausa.

Questa evidenza deriva da due ordini di fattori: da un lato infatti esso contribuisce a evitare aumenti ponderali particolarmente rischiosi per l’apparato cardio-vascolare e d’altro lato attenua gli sgradevoli inconvenienti legati alla cessazione del periodo fertile della donna.

Un corretto programma dietetico deve tenere in considerazione tutte le modificazioni fisiologiche e parafisiologiche tipiche dell’organismo femminile.

Le modificazioni ormonali tipiche di questa fase modificano sensibilmente i bisogni nutrizionali della donna, per cui la sua alimentazione deve garantire la quantità di energia necessaria senza appesantire l’apparato digerente.

In seguito alla scomparsa di estrogeni circolanti e al progressivo aumento dell’indice di rischio dell’osteoporosi, è necessario aumentare l’introduzione di calcio e vitamina D, consumando latte e latticini, oltre che tutti i prodotti che contengono questo minerale.

Il fabbisogno alimentare di calcio infatti aumenta a 1500 microgrammi al giorno, mentre quello della vitamina D è di 10 microgrammi al giorno.

Bisogna poi porre particolare attenzione ai livelli di colesterolo e in particolare della sua quota LDL, eliminando completamente i grassi saturi di origine animale dalla dieta, per sostituirli con quelli insaturi di origine vegetale.

È necessario poi controllare e limitare il consumo di cibi a prevalenza glucidica, in quanto l’iperglicemia aumenta la sintesi dei trigliceridi, alterando l’assetto lipidico dell’organismo.

Pertanto la dieta più indicata in questi casi prevede il consumo di abbondante frutta e verdura, alimenti estremamente ricchi di vitamine e minerali.

È inoltre prevista la libera assunzione di legumi e cereali, preferibilmente integrali, con particolare riguardo alla soia, che grazie all’elevata concentrazione di isoflavoni, contribuisce a limitare gli sgradevoli sintomi della menopausa.

Per quanto riguarda i carboidrati è consigliabile limitare il loro consumo privilegiando quelli integrali e scartando i dolci e le bevande molto zuccherate.

L’apporto dietetico proteico deve essere concentrato principalmente sul pesce magro, oppure su prodotti ittici ricchi di omega-3 e omega-6, come ad esempio il salmone.

Per quanto riguarda la carne, bisogna optare per quella bianca (pollo, tacchino, coniglio e agnello), cotta al vapore e comunque senza l’aggiunta di grassi animali, come burro, lardo e strutto.

I prodotti caseari utili per l’apporto di calcio devono essere ottenuti con latte parzialmente o totalmente scremato, per evitare l’aumento di concentrazione di colesterolo LDL.

Particolare cautela va riservata al consumo degli insaccati, che sono derivanti da carne di suino (sconsigliata) e inoltre spesso contengono parti grasse.

Il bilancio calorico giornaliero per una donna in menopausa può assestarsi sulle 1500 calorie, da distribuirsi principalmente sulle proteine e soltanto parzialmente sui carboidrati.

Un regime alimentare equilibrato può fare impiego anche di cibi vegetariani, soprattutto quelli derivanti dalla soia per il suo elevato contenuto di isoflavoni.

Anche il germe di grano è un prodotto consigliato per l’elevato potere energetico ma non per quello calorico, confermandosi una pietanza gustosa e facilmente digeribile.

Uno dei presupposti fondamentali per il benessere della donna in menopausa è quello di evitare squilibri nutrizionali, dato che il suo organismo, essendo carente di un’importante quota ormonale, deve sopperire ai suoi fabbisogni con elementi nutritivi calibrati.

Qualora si venissero a creare degli stati carenziali a livello metabolico è opportuno colmarli mediante l’assunzione di integratori polivitaminici e multiminerali, il cui ruolo diventa indispensabile soprattutto per controllare i disturbi legati a questo periodo.

Mantenere il normopeso durante la fase di climaterio favorisce l’equilibrio tra la percentuale di massa magra e quella di massa grassa, privilegiando la prima a scapito della seconda.

Il rallentamento metabolico derivante dalla carenza di estrogeni deve pertanto essere vicariato da un attento programma alimentare studiato preferibilmente con un nutrizionista, anche perché in questa fase della vita le donne tendono ad accumulare peso con maggiore facilità.