Che cosa si intende per creatina fosfochinasi (CPK)

La creatina fosfochinasi è un enzima che si trova principalmente nel tessuto muscolare striato e nelle fibre del miocardio, dove svolge il compito di catalizzare alcune reazioni metaboliche.

Lo scopo di tali processi chimici è quello di consumare ATP (Adenosina Trifosfato) per produrre energia di immediato intervento, tutte le volte in cui l’organismo ne ha bisogno.

L’ATP è una molecola essenziale per la sopravvivenza in quanto è in grado di produrre l’energia necessaria allo svolgimento di tutte le funzioni vitali.

Esso contiene tre gruppi fosfati, dei quali uno può essere donato ad altre molecole mediante il processo della fosforilazione, con liberazione di energia utile per il lavoro fisico e chimico dell’organismo.

La CPK svolge una duplice funzione poiché presiede alla trasformazione di creatina in fosfocreatina e viceversa, da un lato consentendo la liberazione di energia e d’altro lato facilitando il suo deposito.

Questo meccanismo d’azione presuppone la presenza di magnesio.

Prodotto da varie specie di tessuto, l’enzima appartiene alla classe delle transferasi ed è caratterizzato dalla reversibilità delle reazioni che catalizza, utili a ottimizzare il metabolismo energetico dell’organismo.

Le modificazioni di concentrazione della creatinfosfochinasi sono quantificabili mediante un’analisi del sangue.

L’esecuzione del test viene di norma effettuato in pronto soccorso quando si sospetta un infarto al miocardio, ma può essere eseguito anche come analisi di routine per monitorare la funzionalità renale o anche durante terapie croniche con determinati farmaci.

L’enzima, come accennato, agisce sulla trasformazione di creatina in fosfocreatina e su quella inversa; in questo secondo caso c’é bisogno di energia e viene liberato l’ATP che fornisce il supporto necessario per consentire la contrazione muscolare.

Dato che la CPK si trova abbondantemente a livello delle fibre muscolari scheletriche e cardiache, un’aumentata concentrazione nel sangue è indicativa di un danno a questi distretti del corpo.

Grazie alla presenza di tre differenti isoforme nell’organismo, è possibile individuare in quale distretto si è verificato il danno, distinguendo ad esempio patologie come la distrofia muscolare da un infarto miocardico.

Le tre isoforme dell’enzima sono le seguenti:
– CK-MM
è la struttura più abbondante e si trova nel muscolo (98%) e nel cuore (80%);
CK-MB
è tipica del tessuto cardiaco, dove è presente per un 30%, mentre soltanto per un 3% è nel muscolo;
– CK-BB
è presente soltanto a livello dell’encefalo.

In caso di infarto al miocardio, i valori di CK-MB si innalzano entro la terza/sesta ora dalla comparsa della sintomatologia, raggiungendo il picco intorno alla ventesima ora per poi ritornare normali in terza giornata.

L’analisi delle isoforme di CPK trova largo impiego anche per monitorare l’efficacia dell’intervento trombolitico in seguito a riperfusione del tessuto che si verifica dopo 30 minuti dall’evento.

In ambito sportivo, un’incentivazione della concentrazione enzimatica si verifica nella rabdomiolisi da sforzo, un disturbo che insorge dopo sforzi intensi e prolungati, durante cui possono verificarsi anche piccole lesioni strutturali.

Dosaggio della CPK

Il dosaggio della CPK viene utilizzato per un ampio spettro di impieghi, che vanno dalla diagnosi di semplici sforzi muscolari accompagnati da infiammazione delle fibre (miosite) alla presenza di un grave danno cardiaco (infarto miocardico).

Tutte le volte che subentra una qualche sofferenza muscolare, viene rilasciata nel sangue un’elevata quantità di enzima, che si manifesta entro poche ore, con un picco tra 12 e 24 ore e il ritorno alla normalità entro quattro giorni.

Se si verificano altri danni, la PCK rimane alta, consentendo un utile monitoraggio diagnostico anche a lungo termine.

La PCK non deve neppure diminuire perché anche questa situazione è indicativa di un problema muscolare.

Il criterio diagnostico che si basa sull’analisi dei valori di concentrazione delle varie isoforme prende in esame i seguenti parametri:
– CK-MM
presente prevalentemente nel tessuto muscolare, essa si trova anche nel miocardio in percentuale del 70% e indica un affaticamento dell’organo, probabile conseguenza di uno strappo o di altre lesioni di lieve entità;
– CK-MB
quasi esclusivamente localizzata nel cuore, questa isoforma innalzata indica con buona probabilità che sia avvenuto un infarto;
– CK-BB
non essendo facilmente identificabile nel sangue, questa isoforma non riveste valore diagnostico significativo.

La prescrizione di un dosaggio enzimatico di questo genere viene di solito richiesta quando il paziente lamenta dolori muscolari accompagnati da affaticamento, spesso con l’emissione di urina scura.

L’esame viene eseguito anche per monitorare l’andamento di una patologia pregressa, sempre associata a un danno muscolare.

Nonostante attualmente si preferisca utilizzare la troponina come marker delle patologia cardiache, anche il dosaggio di CPK viene raccomandato soprattutto per monitorare la progressione del danno cardiaco dopo la fase acuta.

Bisogna tenere conto del fatto che i falsi positivi sono piuttosto frequenti e pertanto è sempre consigliabile ripetere l’esame tre volte prima di emettere una diagnosi attendibile.

Valori di riferimento della CPK

Risulta decisamente complicato definire dei valori di riferimento per la CPK dato che essa è condizionata da numerosi fattori, come sesso, età, quantità di massa muscolare e stile di vita (sportivo oppure sedentario).

Tuttavia il range in cui rientrano di solito i valori fisiologici della sostanza è compreso tra 60 e 190 U/L.


– CPK alta

Tutte le volte in cui subentra una patologia che provoca un danno muscolare oppure interferisce con la produzione e con l’utilizzo dell’energia muscolare, si può verificare un aumento della fosfocreatinchinasi.
Pertanto le cause principali responsabili dell’innalzamento della sua concentrazione sono:
– traumi muscolari
– eccessivi sforzi fisici
– abuso di bevande alcoliche
– alterazione funzionale della tiroide
– patologie neuromuscolari
– alcune malattie infettive
– ustioni.

Contrariamente a quanto si possa pensare, anche una piccola lesione muscolare come quella conseguente a una semplice iniezione può provocare un aumento temporaneo del valore di CPK.
Per scopi diagnostici è necessario valutare l’aumento delle diverse isoforme di CPK, dato che il loro ruolo è nettamente discriminante per vari tipi di patologie.

1. CK-MB alta

Le cause coinvolte nell’aumento di concentrazione di questa isoforma sono le seguenti:
– lesioni fisiche del muscolo cardiaco
– miocardite
– infarto acuto
– folgorazione per scossa elettrica
– defibrillazione.
In relazione al danno cardiaco, l’aumento di questo enzima avviene dopo circa tre ore dall’evento, con un picco dopo diciotto ore.
Questi valori sono esattamente sovrapponibili a quelli della troponina, anche se a differenza di questa la CK-MB scompare dal sangue dopo tre giorni.

2. CK-MM alta

Trattandosi di un’isoforma presente quasi completamente a livello del tessuto muscolare, le cause della sua alterazione dipendono da:
– lesioni muscolari
– miosite
– distrofia muscolare
– attività fisica particolarmente intensa
– miopatia congenita
– rabdomiolisi
– compressione e schiacciatura del tessuto muscolare
– traumi e contusioni
– assunzione di principi terapeutici come le statine.

3- CK-BB alta

Tenendo conto che questa isoforma è localizzata quasi esclusivamente a livello encefalico, si deduce che le cause sono riconducibili a:
– lesioni cerebrali
– ictus
neoplasie al cervello
– meningite.


– CPK bassa

Valori bassi di CPK non sono significativi ai fini diagnostici e pertanto non vengono quasi mai considerati.
La causa più comune di questa anomalia è il morbo di Addison.

Metodologia di analisi della CPK

Questo enzima viene dosato nel sangue mediante un prelievo venoso su pazienti digiuni da almeno dodici ore.
È consigliabile che nei giorni precedenti all’esame il soggetto non svolga attività muscolare, non si sottoponga a iniezioni e limiti il consumo delle bevande alcoliche.
Quando viene refertato un aumento di concentrazione enzimatica, è necessario discriminare alcune situazioni che possono condizionare la formulazione della diagnosi.
La presenza di dolore toracico o all’arto superiore sinistro in concomitanza ad un’aumentata quantità di CPK, orienta verso la diagnosi di un infarto miocardico in corso.
I valori di concentrazione della proteina possono oscillare nelle ore successive, diminuendo per poi innalzarsi nuovamente: in questo caso probabilmente sta verificandosi un secondo infarto.
L’eccessiva presenza di CPK nel sangue può indicare un danno muscolare di origine neurologica, presente ad esempio nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Concentrazioni moderatamente aumentate di CPK vengono evidenziate in seguito ad attività sportive specifiche come il sollevamento pesi, prolungate sessioni di esercizi di fitness o anche sport da combattimento.
In questi casi il reperto analitico non ha valore diagnostico ma indica soltanto una modificazione metabolica del tessuto muscolare in seguito ad attività fisiologiche e non a patologie.
Si può quindi dire che la valutazione del CPK non ha un valore assoluto ma deve essere contestualizzato sia in ambito fisiologico che patologico.
Il fatto poi che esistano tre isoforme dell’enzima rende ancora più problematica l’interpretazione dei risultati, che devono essere ottenuti presso laboratori altamente specializzati.
Si tratta infatti di un dosaggio che non rientra negli screening standardizzati, ma che deve essere richiesto in relazione a precisi quesiti diagnostici, che soltanto il medico è in grado di individuare.
Fermo restando che questi presupposti possono condizionare notevolmente la validità delle analisi, il dosaggio del CPK rimane uno dei metodi più validi per valutare la funzionalità delle fibre muscolari scheletriche, mentre in ambito cardiologico è stato soppiantato dalla valutazione della troponina.
Sarebbe buona norma effettuare almeno tre prelievi a distanza di 24 ore ciascuno, per comparare i diversi livelli di CPK del paziente, completando il quadro diagnostico con i dati anamnestici e con l’esame obiettivo.
La caratteristica principale del CPK è quella di una notevole selettività dovuta alla presenza delle sue tre isoforme.

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