Il calcio nell’organismo

calcio nelle analisi del sangue ipercalcemia ipocalcemia

Il calcio è un minerale essenziale all’interno dell’organismo; lo si trova in ossa, unghie e denti in una percentuale pari al 99%, mentre il restante 1% è presente nel sangue in forma libera o legata alle proteine plasmatiche.
Il calcio garantisce, dunque, solidità dello scheletro, corretta funzionalità di muscoli, cuore, nervi e sistema endocrino; svolge, inoltre, un ruolo importante nella coagulazione del sangue e prende parte a innumerevoli reazioni enzimatiche.

I meccanismi di assorbimento, escrezione e consumo sono governati da un sistema a retroazione (feed-back) che coinvolge vitamina D, calcitonina e paratormone (PTH). Eventuali alterazioni del sistema possono causare brusche variazioni della concentrazione di calcio nel sangue (ipercalcemia, ipocalcemia).

Che cosa si intende per calcio sierico

Per calcio sierico si intende la concentrazione di questo minerale nel sangue, dove si trova in parte libero e in parte legato a proteine plasmatiche come le globuline (20%) oppure l’albumina (80%).

La concentrazione totale di entrambe le forme viene indicata con il nome di calcemia totale, la cui misura costituisce un esame di routine per valutare la funzionalità di tutto l’organismo.

Considerato uno dei più importanti minerali del corpo, dove si trova immagazzinato per il 99% a livello delle ossa, il calcio è presente in piccola percentuale anche libero in circolazione.

Il suo metabolismo comprendente assorbimento, utilizzo ed escrezione, è regolato di norma da un meccanismo a feedback che presuppone la partecipazione di vitamina D, paratormone e calcitonina.

In condizioni patologiche, quando ci si allontana dalla soglia del calcio si possono verificare due condizioni opposte, che sono ipocalcemia (diminuzione della concentrazione del minerale) o ipercalcemia (aumento).

Il dosaggio della calcemia viene eseguito sia per finalità preventive come parte del pannello metabolico, sia con scopi diagnostici in caso di disturbi ricollegabili alla sua quantità.

Quali sono le funzioni del calcio

Circa il 99% del calcio organico si trova depositato nel tessuto osseo, nei denti e nelle unghie, mentre il restante 1% è localizzato nei liquidi intravascolari e nei tessuti.

Le sue funzioni sono riconducibili a numerose attività, e precisamente:
– solidità dell’apparato scheletrico
il tessuto osseo dell’apparato scheletrico e quello di unghie e denti devono la loro solidità alla presenza di questo minerale, il cui meccanismo d’azione è strettamente collegato alla presenza della vitamina D e del paratormone. Nei casi in cui si verifichi una diminuzione nella concentrazione di calcio osseo, il tessuto tende a perdere durezza e a fratturarsi con maggiore facilità (osteoporosi);
– funzionalità muscolare
per garantire una fisiologica contrattilità delle fibre muscolari seguita da regolare rilassamento, è indispensabile che il metabolismo del calcio non subisca modificazioni;
– attività cardiaca
il minerale contribuisce alla generazione del potenziale d’azione cardiaco necessario per la generazione dell’impulso elettrico che regola la frequenza del battito cardiaco;
– sistema endocrino
per la sintesi di alcuni ormoni il calcio si rivela indispensabile nell’equilibrio tra fase anabolica e catabolica dei cicli biologici;
– coagulazione del sangue
in questo caso il catione attiva i cofattori enzimatici responsabili delle reazioni a catena di attivazione delle proteine coinvolte nel processo di coagulazione del sangue.

Dosaggio del calcio sierico

l valore fisiologico di calcio sierico è di circa 10 miligrammi su millilitro; tale calcemia viene mantenuta dall’azione di due ormoni che sono il paratormone (paratiroidi) e la calcitonina (tiroide), controllati a loro volta dalle concentrazioni di vitamina D attiva.

Il controllo della calcemia avviene secondo un meccanismo di feedback, infatti quando la concentrazione del catione diminuisce (ipocalcemia) il tessuto osseo rilascia il minerale, mentre l’intestino aumenta il suo riassorbimento.

In questo modo la quantità del calcio sierico aumenta, per ripristinare i valori fisiologici.

Quando al contrario la percentuale del catione si innalza (ipercalcemia), esso tende a depositarsi nel tessuto osseo e ad essere escreto con maggiore facilità nell’urina.

Questo meccanismo compensatorio risulta particolarmente efficace anche indipendentemente dall’apporto alimentare di calcio.

Per consentire che la calcemia ematica non subisca variazioni troppo marcate, è opportuno assumere un’adeguata quantità di calcio attraverso l’introduzione di cibi che lo contengono, rappresentati soprattutto da latte e latticini.

Il paratormone agisce attivando la vitamina D e stimolando l’assorbimento intestinale del calcio; in molti casi esso partecipa alla mobilitazione del catione dal tessuto osseo, stimolando l’attività degli osteoclasti.

La calcitonina è un ormone tiroideo secreto ogni volta che la calcemia si eleva; il suo meccanismo d’azione consiste nella stimolazione del deposito osseo del catione e nel potenziamento del riassorbimento a livello renale.

Indispensabile al corretto svolgimento del metabolismo del calcio, la vitamina D agisce sinergicamente con il paratormone ma in maniera antagonista con la calcitonina.

Anche i glicocorticoidi, tra cui soprattutto i cortisonici, aumentano il riassorbimento osseo innescando processi di demineralizzazione; gli estrogeni invece svolgono un’efficace azione protettiva nei confronti del tessuto osseo, evitando l’insorgenza di osteoporosi.

Il dosaggio del calcio viene eseguito di norma tutte le volte in cui si effettua un completo check up ematico.

Il test del calcio sierico si riferisce alla misurazione del calcio totale comprendente sia la forma libera sia quella legata.

Quando subentrano delle variazioni nella concentrazione del catione, subentrano di norma alcuni sintomi che in casi particolari possono assumere una notevole gravità.

Effetti dell’ipocalcemia:
– ipereccitabilità cardiaca con alterazioni della frequenza e del ritmo miocardico;
– crampi muscolari con tetania intermittente;
– spasmi della muscolatura liscia vescicale, vascolare, intestinale o bronchiale;
– parestesie e formicolii alle estremità del corpo.

Effetti dell’ipercalcemia:
– alterazione dell’eccitabilità neuromuscolare;
– disturbi intestinali comprendenti nausea, vomito, perdita di appetito, dolori addominali e stipsi;
– astenia generalizzata;
– aumento della frequenza minzionale;
– insorgenza di calcoli renali.

In molti casi di diagnosi dubbia, il medico può richiedere oltre alla calcemia anche la calciuria, consistente nel dosaggio del calcio nelle urine nelle 24 ore.

Di norma le modificazioni del calcio urinario dipendono dalle stesse cause scatenanti che alterano la calcemia.

Per ottenere un quadro più completo, di solito è opportuno effettuare una serie di valutazioni ematochimiche comprendenti anche il dosaggio di vitamina D e paratormone, di albumine sieriche, di magnesio e fosforo.

Bisogna tenere presente un dato molto importante, che si riferisce alla valutazione della calcemia, responsabile unicamente della quantità di calcio circolante.

Per determinare invece la concentrazione di calcio presente nel tessuto osseo, bisogna utilizzare la densitometria ossea, un’analisi molto simile alle radiografie ma realizzata con metodiche leggermente differenti.

Calcio sierico valori normali

La soglia fisiologica di calcemia totale nel bambino è compresa tra 9 e 11 mg/ml, quella della calcemia totale nell’adulto è molto simile e può variare tra 9 e 10,7 mg/ml.

Il dosaggio viene effettuato su un campione di sangue prelevato da un paziente a digiuno da almeno otto ore.

La concentrazione del calcio nel sangue si misura durante i controlli di routine e per diagnosticare-monitorare affezioni quali nefropatie e patologie paratiroidee. Il medico curante prescrive, dunque, esami di laboratorio volti alla misurazione della forma libera (calcio totale) e legata.

Lo specialista richiede, solitamente, la misurazione del calcio totale e non del calcio ione perché il primo test è di più facile esecuzione; nel secondo caso è, difatti, necessario trattare il campione in tempi brevi e tale procedura non è sempre di facile attuazione nei laboratori analisi extraospedalieri.

I valori di riferimento per la concentrazione di calcio nel sangue sono i seguenti.

• Calcemia totale nel bambino: 9-11 mg/dl.

• Calcemia totale nell’adulto: 9-10,7 mg/dl.

I valori predetti possono essere soggetti ad alcune variazioni da laboratorio a laboratorio e devono essere, inoltre, corretti in funzione del contenuto in albumina del sangue.

Calcemia corretta = Calcemia misurata + [(4-albuminemia g/dl)x 0.8]

Preparazione ed esecuzione dell’esame

L’esame, volto alla stima della concentrazione di calcio, consta di un banale prelievo di sangue venoso dalla vena del braccio. Il test viene eseguito nelle prime ore del mattino a digiuno; prima di sottoporsi alle analisi, il paziente deve interrompere eventuali trattamenti farmacologici a base di litio, diuretici e integratori della vitamina D. Per maggiori informazioni, si consiglia di consultare il proprio medico curante.

I risultati del prelievo ematico possono evidenziare valori nella norma o alterazioni.

Valori normali di calcio totale o calcio ione sono generalmente associati al corretto funzionamento del metabolismo del minerale e a una regolare concentrazione dello stesso nel sangue.

Concentrazioni superiori al limite massimo consentito sono, invece, sintomo di neoplasie ossee, anomalie nel funzionamento delle ghiandole paratiroidee (ipertiroidismo), sarcoidosi, allettamento della persona ed eccessivo introito di vitamina D con la dieta.

L’ipocalcemia è, invece, strettamente correlata ad affezioni al fegato, malnutrizione, ipoparatiroidismo, mancato apporto di calcio con la dieta, scarsa concentrazione di vitamina D, insufficienza renale e infiammazione acuta del pancreas (pancreatite).

Calcio sierico alto

L’ipercalcemia può dipendere da numerosi fattori eziologici, che sono:
– iperparatiroidismo, derivante da aumentati livelli ematici di paratormone;
– assunzione eccessiva di vitamina D, responsabile di intossicazioni anche di notevole gravità;
– metastasi ossee derivanti da tumori maligni, tra cui in particolare quello polmonare e renale, linfomi, leucemie, carcinoma mammario e mieloma multiplo;
– processi flogistici;
– ipertiroidismo;
– insufficienza renale;
– morbo di Addison;
– morbo di Piaget;
– assunzione di alcuni farmaci, come diuretici tiazidici, ormoni tiroidei, teofillina, litio.

L’ipercalcemia può derivare anche da alcune malattie organiche che provocano un’incentivazione nell’assorbimento intestinale di calcio.

In alcuni casi l’ipercalcemia prolungata può causare la precipitazione di sali di calcio a livello del parenchima renale, con conseguente insufficienza renale.

L’ipercalcemia è generalmente associata a un importante riassorbimento osseo del minerale; le cause di una simile condizione sono molteplici.

• Neoplasie maligne con metastasi alle ossa.

• Iperparatiroidismo solitamente derivante da tumori benigni.

• Eccessiva assunzione di vitamina D con conseguente intossicazione.

• Infezioni.

• Infiammazioni.

• Dieta ad alto tenore di proteine.

• Insufficienza renale.

• Patologie endocrine.

• Intossicazione da alluminio.

• Fratture ossee con immobilizzazione protratta nel tempo.

• Morbo di Paget.

• Elevato introito di vitamina A.

• Terapie farmacologiche a base di diuretici tiazidici, Eurotirox, litio.

• Malattie granulomatose.

L’ipercalcemia deve essere trattata quanto prima; valori elevati protratti nel tempo possono, difatti, causare nefrocalcinosi e insufficienza renale.

Calcio sierico basso

L’ipocalcemia può dipendere da alcuni fattori, che sono:
– ipoparatiroidismo, dovuto a modificazioni funzionali delle ghiandole paratiroidi che producono una minore quantità di paratormone;
– insufficienza renale cronica, responsabile di un minore riassorbimento del catione, che pertanto viene eliminato in maggiori concentrazioni;
– malassorbimento intestinale, che determina una carenza di vitamina D secondaria e di conseguenza una minore disponibilità di calcio sierico;
– alcuni farmaci, come barbiturici, antibiotici (rifampicina) o anticonvulsivanti (fenitoina);
– patologie epatiche, collegabili soprattutto alla diminuzione di concentrazione ematica delle proteine, che, sotto forma di fattori enzimatici, possono limitare la percentuale di calcio sierico;
– rachitismo, che è responsabile della variazione di quantità di calcio nel sangue in quanto modifica la presenza di vitamina D, il principale fattore di controllo sul metabolismo del calcio;
– pancreatite, alcolismo e malnutrizione, cioè disturbi che in maniera diversa modificano l’omeostasi dell’organismo e quindi anche il ciclo biologico del calcio.

La bassa concentrazione di calcio può essere anche la conseguenza di una delle seguenti condizioni.

• Ipoparatiroidismo ereditario o acquisito.

• Insufficienza renale cronica.

• Scarsi livelli di vitamina D.

• Affezioni a carico dei reni.

• Insufficiente assunzione di calcio con la normale dieta.

• Scarsi livelli di magnesio nel sangue.

• Bassa concentrazione di proteine.

• Alta concentrazione di fosforo.

• Disturbi a carico delle ossa.

• Infiammazione acuta del pancreas (pancreatite).

• Insufficienza renale cronica.

• Ustioni.

• Abuso di bevande alcoliche.

• Shock settico.

• Acloridria.

Ipocalcemia e acloridria

L’acloridria è una particolare condizione correlata all’attività secretoria dello stomaco e la stessa si traduce nella totale assenza di acido cloridrico all’interno dei succhi gastrici (secrezioni acide dello stomaco che favoriscono la digestione degli alimenti e proteggono l’organismo da eventuali germi trasportati dal cibo). L’acloridria, che determina l’insorgenza di disturbi digestivi e problematiche interne all’organo, è spesso correlata ad altre malattie quali neoplasie gastriche, atrofia della mucosa gastrica e sindrome di Verner-Morrison.
I sintomi legati all’assenza di acido cloridrico comprendono difficoltà digestive, pesantezza allo stomaco, frequenti eruttazioni e mancato assorbimento di ferro e calcio (condizione strettamente correlata all’ipocalcemia). Possono, inoltre, subentrare reflusso gastroesofageo, bruciore, alitosi, sindromi da malassorbimento e dissenteria; in alcuni soggetti può, infine, manifestarsi una carenza di vitamina B12 con successiva comparsa di calcolosi biliare, asma e intolleranze alimentari.

Perchè si misura il calcio nelle analisi del sangue

l calcio sierico rappresenta un importante indice di screening utilizzato per la diagnosi e per il monitoraggio di numerose patologie.

Per confermare la sua ipotesi diagnostica, il medico di norma richiede il dosaggio del calcio totale insieme a quello di altri parametri, il cui metabolismo è complementare a quello del catione.

Quando la calcemia totale rientra nei valori di riferimento, avendo quindi una calcemia corretta, non è necessario fare nessun altro tipo di indagine sierologica.

Quando si è in presenza di calcemia alta detta anche ipercalcemia, di solito si ipotizza un’iperfunzionalità delle ghiandole paratiroidi, neoplasie alle ossa, ipertiroidismo o eccessive concentrazioni di vitamina D.

In caso di calcemia bassa o ipocalcemia i fattori predisponenti sono riconducibili all’insorgenza di patologie epatiche, di ipoparatiroidismo, di estrema carenza di calcio nel regime dietetico, oppure di pancreatite acuta o insufficienza renale.

Pur facendo parte di un pannello metabolico di screening, il dosaggio del calcio sierico viene richiesto in presenza di sospetto di patologie renali, tiroidee oppure ossee, o comunque tutte le volte in cui le variazioni della sua concentrazione sono tali da modificare il quadro metabolico generale.

Per avere un panorama completo, è consigliabile associare alla calcemia anche la calciuria, su un campione di urine raccolte nelle 24 ore.

L’esame prevede la valutazione del calcio totale e di quello ionico, metabolicamente attivo.

Mentre la misura del calcio totale viene utilizzata per uno screening di base, quella della forma ionica richiede un trattamento specifico del campione che nella maggior parte dei casi viene eseguito in ambiente ospedaliero.

La misura diretta del calcio ione è indispensabile durante gli interventi chirurgici oppure nella medicina di pronto soccorso.

Dato che la metà del calcio sierico è legato all’albumina, una sua variazione di concentrazione può influenzare l’interpretazione della calcemia.

In alcuni laboratori esiste una metodologia specifica, in grado di discriminare tra calcio libero e legato all’albumina, particolarmente utilizzata per diagnosticare patologie epatiche.

Il calcio e lo ione calcio sono due cofattori essenziali per innumerevoli processi metabolici cellulari ed eventuali loro carenze possono ripercuotersi, in forma acuta o cronica, su tessuti e organi.

Basse concentrazioni di calcio, ipomagnesia e alcalosi respiratoria possono, per esempio, provocare la tetania (contrattura del muscolo prevalentemente distale) in virtù dell’incremento dell’eccitabilità neuromuscolare. L’ipercalcemia può, invece, essere il campanello di allarme di neoplasie alle ossa, ipertiroidismo, sarcoidosi e molto altro ancora. Questa breve guida vuole essere d’aiuto a potenziali pazienti, biologi e analisti che sono alla ricerca di informazioni su calcio, misurazione della concentrazione dello stesso mediante esami di laboratorio dedicati, possibile interpretazione dei risultati ed eventuali affezioni degne di nota.

Il calcio ione

Il calcio, come precedentemente accennato, è presente nel corpo nelle seguenti percentuali.

• 99% nelle ossa sotto forma di idrossiapatite: il minerale conferisce allo scheletro la sua consistenza tradizionale e una marcata resistenza a urti e carichi.

• 1% nel circolo ematico, nel liquido interstiziale e nelle cellule: il 10% è più precisamente contenuto in sangue e liquido interstiziale, mentre il 90% si trova nelle cellule.

I reni filtrano il minerale presente nel sangue ed è, dunque, fondamentale reintegrare la quantità di calcio escreta con le urine; il mancato rifornimento di ione calcio può, difatti, condurre alla scomparsa totale del minerale dal corpo entro due mesi.

Il calcio presente nel circolo ematico svolge, inoltre, una funzione di primaria importanza nel processo di coagulazione del sangue. Lo ione calcio viene, più precisamente, considerato il fattore IV della coagulazione: prende parte a numerose reazioni della cascata coagulativa ed è fondamentale nella fase finale del processo volta alla formazione di un coagulo in corrispondenza della lesione di un vaso sanguigno.

La concentrazione del calcio nelle urine e le possibili conseguenze in presenza di valori alterati

La concentrazione di calcio nelle urine (calciura), in un soggetto in buone condizioni di salute, è generalmente pari a 200 mg/giorno. Eventuali alterazioni di tale valore devono essere oggetto di adeguato approfondimento tramite esami di laboratorio e altre indagini diagnostiche. Queste breve guida vuole indagare più a fondo la calciuria soffermandosi su analisi, modalità di esecuzione, interpretazione dei possibili risultati ed eventuali affezioni correlate a ipercalciuria e ipocalciuria.

Che cos’è la calciuria?

La calciuria è un esame di laboratorio volto alla stima della concentrazione del calcio filtrato dai reni ed escreto dalle urine. Si tratta, più precisamente, di un test complementare da eseguirsi per studiare il metabolismo del calcio nel corpo. Eventuali alterazioni di quest’ultimo sono spesso associate a malnutrizione, disturbi della tiroide, affezioni intestinali, neoplasie e nefropatie.

Quando e perché si misura la concentrazione di calcio nelle urine?

Il test, volto alla stima della concentrazione del calcio nelle urine, viene eseguito per valutare possibili disfunzioni delle ghiandole paratiroidi e analizzare la natura dei calcoli renali. Il medico di base prescrive, più precisamente, l’esame in presenza di:

• anomala concentrazione del calcio nel sangue;

• dolore acuto al rachide nell’area circostante i reni;

• sangue nelle urine.

Il test viene, di solito, eseguito unitamente ad altri esami di laboratorio al fine di fornire allo specialista il quadro più completo possibile. Le analisi prescritte comprendono:

• clearance della creatinina (accertamento necessario per valutare la funzionalità renale);

• misura dei livelli di paratormone;

• esami ematochimici di laboratorio (calcemia, vitamina D, albumina, fosforo, magnesio).

Preparazione ed esecuzione dell’esame

La concentrazione del minerale nelle urine viene valutata raccogliendo, più volte nell’arco di 24 ore, il liquido rilasciato dal corpo. La raccolta inizia al mattino avendo cura di scartare le urine emesse con la prima minzione. Le urine prodotte successivamente devono essere, invece, poste all’interno di contenitori sterili e conservate in frigorifero. La raccolta termina allo scadere delle 24 ore; segue la consegna dei campioni al laboratorio come da accordi presi.

Si ricorda, infine, alle donne in età fertile di non sottoporsi al test durante il ciclo mestruale a causa della possibile contaminazione dei campioni.

Per maggiori informazioni, consultare il proprio medico curante.

Valori di riferimento della calciuria

I valori normali di calciuria nelle 24 ore sono, generalmente, inferiori a 4 mg per chilo di peso corporeo.

I valori di riferimento sono, dunque, i seguenti:

• 100-250 mg/24h nelle donne;

• 100-300 mg/24h negli uomini.

Questi dati possono essere soggetti ad alcune variazioni nei diversi laboratori; altre possibili oscillazioni derivano, infine, dall’introito di calcio derivante dalla dieta seguita.

Analisi dei risultati

L’esame per la stima della concentrazione di calcio nelle urine può evidenziare due particolari condizioni meglio note come ipercalciuria e ipocalciuria.

L’ipercalciuria (eccesso di calcio nelle urine) è strettamente correlata a:

• iperparatiroidismo (aumento della funzionalità delle ghiandole paratiroidi solitamente riconducibile a neoplasie benigne);

• insufficienza renale (compromessa funzionalità dell’organo con inadeguato assorbimento del minerale filtrato e conseguente aumento della sua concentrazione nelle urine);

• assunzione di alimenti ricchi di vitamina D o calcio;

• ipercalciuria idiopatica (allo stato dell’arte non sono note le cause scatenanti);

• eccessiva secrezione di ormoni tiroidei;

• terapie farmacologiche a base di diuretici dell’ansa, antiacidi e ormoni tiroidei;

• disidratazione;

• fratture ossee;

• regime alimentare ad alto tenore di proteine;

• dieta ricca di sodio;

• neoplasie con metastasi alle ossa;

• sarcoidosi;

• morbo di Paget.


L’ipocalciuria (bassa concentrazione di calcio nelle urine) è, invece, strettamente riconducibile a :

• ipoparatiroidismo;

• vitamina D insufficiente;

• terapie farmacologiche a base di diuretici tiazidici e sali di litio;

• disturbi di malassorbimento;

• incremento del fabbisogno di calcio durante crescita, gestazione e successivo allattamento;

• scarso introito di calcio con la normale dieta;

• infiammazione acuta del pancreas (pancreatite);

• insufficienza renale.

Ipercalciuria e sarcoidosi

La sarcoidosi è un’affezione infiammatoria cronica che può colpire tutti i distretti corporei (in particolare polmoni, occhi, epidermide e linfonodi) e
si contraddistingue per la formazione di granulomi (masse cellulari infiammate) che proliferano in punti diversi del corpo. Le cause della sarcoidosi sono allo stato dell’arte sconosciute, ma vi è forse una predisposizione genetica unitamente a esposizione a berillio, zirconio e alluminio; si registra, inoltre, una maggiore incidenza nei soggetti di sesso femminile di età superiore a 50 anni.
La sintomatologia correlata è altamente variabile: tutto dipende dalla regione anatomica coinvolta, ma nella maggior parte dei casi si evidenziano dolori alle articolazioni, affaticamento, calo ponderale, alterazione della temperatura corporea, malessere diffuso e perdita dell’appetito.
La sarcoidosi ha una prognosi benigna nella maggior parte dei casi; la malattia regredisce, difatti, spontaneamente nell’arco di alcuni mesi apportando alcune sostanziali modifiche al proprio stile di vita e assumendo, se necessario, antidolorifici (paracetamolo e ibuprofene).
Il paziente viene, inoltre, monitorato costantemente al fine di valutare il decorso dell’affezione (si eseguono esami di laboratorio periodici). In caso di peggioramento, si prescrivono corticosteroidi al fine di prevenire danni-cicatrici a organi e ridurre l’infiammazione.

Ipercalciuria e morbo di Paget

Il morbo di Paget è una possibile causa dell’eccesso di calcio nelle urine.
Si tratta, più precisamente, di un’affezione cronica a carico dello scheletro con conseguente ingrossamento e deformazione di uno o più distretti ossei. Le ossa diventano notoriamente più fragili e possono subentrare artrosi, fratture, deformità e dolorabilità.
Le cause del morbo di Paget non sono ben note allo stato dell’arte, ma alcuni autorevoli studi fanno riferimento a infezioni virali da morbillo, ereditarietà e mutazione del cromosoma 5.
La malattia è spesso asintomatica, ma in taluni casi si possono evidenziare:

mal di testa forte;

• dolore alle ossa;

• dolori a rachide e arti inferiori;

• perdita dell’udito;

• deformazioni alle ossa;

• artrosi;

• fratture.


La diagnosi del morbo di Paget viene emessa dopo aver sottoposto il paziente a esami di laboratorio (calciuria, fosfatasi alcalina sierica) e accertamenti di imaging diagnostico quali raggi, risonanza magnetica, tac e scintigrafia ossea. Le persone, affette da morbo di Paget, vengono trattate con antidolorifici e sottoposte a eventuali interventi chirurgici per ricostruzione articolazioni offese, riduzione fratture e messa in sicurezza dei nervi.

Ipercalciuria e menopausa

L’ipercalciuria e l’ipercalcemia (elevata concentrazione di calcio nel sangue) sono due condizioni molto frequenti nelle donne in menopausa che si sottopongono, spesso, a trattamenti a base di calcio e vitamina D al fine di prevenire l’insorgenza di osteoporosi.

Tali alterazioni sono attualmente oggetto di diversi studi volti a determinarne le origini: l’assunzione di integratori a base di calcio e l’associazione minerale-vitamina C non sembrano, difatti, spiegare lo sviluppo di ipercalciuria e ipercalciemia.
Le donne in menopausa devono, dunque, sottoporsi a test di urine e sangue prima di iniziare il trattamento e gli stessi esami devono essere, successivamente, ripetuti entro 3 mesi.

La calciuria è un test volto alla stima della concentrazione del calcio nelle urine. L’esame, molto semplice, viene eseguito prelevando campioni nell’arco delle 24 ore e gli stessi vengono successivamente analizzati all’interno dei laboratori analisi. Il test, che non richiede alcuna particolare preparazone, può evidenziare due condizioni anomale (ipercalciuria e ipocalciuria) meritevoli di successivi accertamenti perché riconducibili ad affezioni di complessità non trascurabile.

Conclusioni

Il calcio è un minerale essenziale per il buon funzionamento dell’organismo: lo si trova nelle ossa (99%) e nel circolo ematico (1%), dove conferisce rispettivamente stabilità allo scheletro e prende parte al processo di coagulazione del sangue. La stima della sua concentrazione mediante analisi dedicate è, dunque, fondamentale per monitorare lo stato in cui versa l’individuo ed evidenziare eventuali anomalie (ipercalcemia e ipocalcemia) degne di approfondimenti diagnostici.

Tutti i laboratori analisi possono, infine, registrarsi gratuitamente sul home page di questo sito al fine di gestire le analisi erogate dal proprio laboratorio con il software offerto gratuitamente e aggiornare, in tempo reale, il modulo guida per i pazienti (vademecum in formato pdf) direttamente sul sito.