Misurazione dell’azoturia e possibili conseguenze per i reni

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I reni sono due organi di vitale importanza per la salute di ogni individuo: entrambi filtrano, quotidianamente, circa 1,5 litri di sangue favorendo così l’eliminazione delle sostanze di scarto attraverso la minzione. Eventuali danni renali sono, alla luce di quanto detto, altamente pericolosi ed è dunque doveroso sottoporsi a esami di laboratorio quali l’azoturia per monitorare il funzionamento di tali organi. Questa breve guida vuole porre l’attenzione sull’azoturia soffermandosi su definizione, valori di riferimento, analisi e interpretazione dei possibili risultati.

Che cos’è l’azoturia e perché si misura?

L’azoturia può essere definita come la più importante parte azotata dell’urina. Questa componente, meglio nota come urea, viene prodotta nel corso del metabolismo delle proteine: deriva dall’ammoniaca, viene immessa nel circolo sanguigno, filtrata dai reni e successivamente eliminata attraverso la minzione.

L’azoturia in pratica è un esame di laboratorio che indica la presenza di azoto non legato a proteine nelle urine

L’azoturia non desta solitamente alcuna preoccupazione, ma eventuali squilibri possono favorire l’insorgenza di gravi affezioni.

Un aumento dei suoi valori può essere il campanello d’allarme di un mal funzionamento dei reni e la sua misurazione è, dunque, necessaria per monitorare lo stato in cui versano questi importanti organi.
L’esame per la stima dell’azoturia può, inoltre, evidenziare altri gravi disturbi quali il diabete mellito e lo scompenso cardiaco.
I risultati dell’esame possono aiutare lo specialista nella prescrizione della corretta terapia farmacologica al fine di preservare la funzionalità dei reni; la loro lettura si rivela, infine, molto utile per il monitoraggio degli effetti della dialisi.

I valori di riferimento dell’azoturia

I valori dell’azoturia, in un soggetto sano e di sesso maschile, sono generalmente compresi tra 18 e 45 mg/dl; i risultati al di fuori di questo range devono, dunque, essere attenzionati da uno specialista perché possono essere sintomo di un problema renale.

L’esame per la rilevazione dell’azoturia

L’azoturia viene misurata attraverso un semplice esame di laboratorio volto a stimare la quantità di azoto non proteico presente nelle urine (la percentuale rilevata dipende dall’apporto proteico derivante dalla dieta).
L’esame viene, generalmente, eseguito sull’urina raccolta nell’arco delle ventiquattro ore: si svuota la vescica a una determinata ora e dal quel momento in poi si raccolgono le urine fino al giorno successivo (la raccolta deve terminare esattamente alla stessa ora).

I campioni devono essere inseriti all’interno di contenitori sterili (disponibili in farmacia) e conservati in un luogo fresco o in frigorifero. La quantità di azoto introdotta nel corpo, attraverso l’assunzione di alimenti, deve essere pari a quella rilasciata con le urine o le feci (bilancio azotato).

Il test dell’urea può essere, inoltre, eseguito sottoponendo il paziente a un semplice esame del sangue. Il prelievo viene eseguito nelle prime ore del mattino all’altezza del gomito. Per maggiori informazioni su un possibile digiuno, si consiglia di consultare il proprio medico curante.

L’interpretazione dei risultati

Un’ azoturia alta è sinonimo di un eccessivo introito di azoto e di una dieta iperproteica. Alti livelli di azoturia sono riconducibili a importante catabolismo proteico e possibile danno tissutale (ipertiroidismo, infezioni, neoplasie maligne, digiuno prolungato nel tempo, sforzi protratti).

Elevati tassi di urea nel sangue possono, inoltre, essere un sintomo di morbo di Addison, insufficienza renale, traumi, emoraggie gastrointestinali e scarsa irrorazione dei reni.

Alti valori di azoturia non possono, dunque, essere trascurati e in tal caso è necessario predisporre tutti gli accertamenti del caso. Il paziente viene, quindi, sottoposto a ulteriori analisi di laboratorio perché si possono registrare variazioni nella potassiemia e nella creatininemia.

Il morbo di Addison

Il morbo di Addison, meglio noto come insufficienza renale cronica, è una patologia rara che mina le funzionalità delle ghiandole surrenali e le loro capacità di secernere ormoni. L’affezione colpisce, in modo particolare, soggetti di sesso femminile di età compresa tra 25 e 50 anni. Le persone affette dal morbo di Addison presentano bassi livelli di cortisolo, aldosterone, adrenalina e noradrenalina, mentre il quadro clinico comprende sintomi come malessere generalizzato, astenia, marcata ipotensione, scarsi livelli di glicemia nel sangue, alterazione dell’equilibrio tra acqua e sali minerali, perdita di peso, inappetenza e colorazione bluastra delle mucose (gengive). I risultati del prelievo ematico per la stima dell’azoturia devono essere analizzati attentamente prima di emettere una diagnosi di morbo di Addison e spesso sono necessari ulteriori accertamenti. Gli esami ematochimici di laboratorio eseguiti in tale frangente sono volti alla stima di:

• concentrazione di sodio e potassio nel sangue;

• livelli di cortisolo nel sangue e nelle urine;

• livelli di ACTH e renina.

Allo stato attuale dell’arte, non esiste una cura definitiva per il morbo di Addison. Le persone colpite da tale malattia devono, dunque, seguire trattamenti dedicati volti all’integrazione degli ormoni carenti o completamente assenti.

Conclusioni

L’azoturia è, come precedentemente accennato, la parte azotata più importante dell’urina. I suoi valori, generalmente, compresi tra 18 e 45 mg/dl non destano alcuna preoccupazione, ma eventuali alterazioni devono essere oggetto di accertamenti dedicati. Il paziente deve, dunque, sottoporsi ad analisi di laboratorio quali l’esame delle urine (i campioni devono essere raccolti nell’arco delle ventiquattro ore) e un prelievo ematico eseguito all’altezza del gomito (rivolgersi al proprio medico curante per maggiori informazioni su un eventuale digiuno). I risultati possono rivelare un aumento dell’azoturia imputabile a regime alimentare iperproteico, danno tissutale (infezioni, neoplasie, alterazioni del funzionamento della tiroide), affezioni a carico dei reni, patologie croniche (diabete mellito, scompenso cardiaco) e morbo di Addison.
Lo specialista può, inoltre, richiedere ulteriori accertamenti al fine di avere un quadro diagnostico più completo (valori alterati dell’azoturia sono, difatti, correlati a variazioni di potassiemia e creatininemia).

Il soggetto deve, dunque, rivolgersi a un laboratorio analisi e sottoporsi a tutti gli esami necessari.

Le strutture preposte all’erogazione di tali prestazioni possono, inoltre, dotarsi di un innovativo strumento volto alla creazione e all’aggiornamento di un modulo guida per i pazienti in formato pdf (vademecum) contenente tutte le informazioni più importanti in merito alle singole analisi.

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