Che cosa si intende per azotemia ?

L’azotemia è un indice biologico che misura la quantità d’azoto totale non legato a strutture proteiche, presente nel sangue.
La maggiore percentuale di questo composto si trova racchiuso nella molecola di urea, una sostanza innocua per l’organismo e derivante dalla trasformazione dell’ammoniaca.
L’ammoniaca è uno dei prodotti del catabolismo proteico e precisamente deriva dalla degradazione degli aminoacidi.
Dopo essere stata filtrata dai reni, l’urea viene metabolizzata a livello degli epatociti (cellule del fegato) per poi essere trasferita all’urina tramite cui viene emessa.
Valori normali di azotemia
I valori fisiologici di azotemia sono compresi tra 15 e 50 mg/ml di sangue, con variazioni relative all’età e al sesso; tutte le volte in cui le analisi cliniche riportano indici maggiori o minori di quelli di riferimento significa che la funzionalità renale risulta compromessa.
L’azotemia viene quindi considerata un parametro di laboratorio di notevole importanza in quanto è collegata al funzionamento dell’apparato escretore.
Infatti tra le varie funzioni dei reni vi è anche quella di eliminare i prodotti di scarto derivanti dal catabolismo delle proteine sia esogene (introdotte tramite l’alimentazione) che endogene (presenti nei muscoli sotto forma di actina e miosina).
Il principale prodotto derivante dalla demolizione proteica è rappresentato appunto dall’urea, il cui dosaggio viene utilizzato come indicatore del funzionamento renale; attraverso il processo di filtrazione la maggior parte dell’urea viene escreta con le urine mentre soltanto una piccola frazione è riassorbita a livello tubolare.
Tutte le volte in cui i reni non funzionano correttamente, l’organismo non è in grado di eliminare i residui azotati che tendono ad accumularsi nel sangue, provocando l’innalzamento dell’azotemia.
Insieme alla creatininemia, anche questo valore è indicativo del metabolismo renale ed è considerato pertanto un’analisi di routine per il controllo funzionale dell’organismo.
I valori di riferimento in un adulto sano sono compresi tra 22 e 46 mg/ml, riferendosi alla concentrazione plasmatica di urea.
Un altro metodo di analisi, che si riferisce alla concentrazione dell’azoto ureico, prevede invece valori compresi tra 10 e 21 mg/ml di sangue.
Azotemia valori
Tramite un normale prelievo di sangue venoso si può effettuare la determinazione del valore dell’azotemia, che generalmente viene associato alla valutazione della concentrazione di creatinina e di urea.
Pur trattandosi di un esame di routine, spesso non viene eseguito in quanto può dare adito a falsi positivi, soprattutto in casi in cui il paziente sia sottoposto a regimi dietetici inadeguati oppure iperproteici (diete dimagranti ipocaloriche).
L’alimentazione infatti svolge un ruolo fondamentale sul metabolismo azotato poiché un eccessivo consumo di alimenti proteici (soprattutto carne) determina un potenziamento nella produzione di aminoacidi che, grazie al loro elevato contenuto di azoto, contribuiscono a innalzare l’azotemia.
Prima del prelievo è necessario mantenere il soggetto a digiuno per almeno otto ore, allo scopo di consentire che i processi digestivi siano completati e che quindi tutti gli elementi nutritivi (tra cui l’azoto) siano stati assimilati.
Per la Creatinina Clearance invece oltre all’esecuzione del prelievo di sangue deve essere portato un campione di urine raccolto nelle ventiquattro ore per la verifica dell’acido ureico.
Tenendo conto che una percentuale di azoto deriva anche da fonti endogene come la massa muscolare è sempre opportuno sospendere l’esercizio fisico nei giorni precedenti l’esame per evitare un surplus di azoto circolante.
L’idratazione svolge una funzione di estrema rilevanza per il metabolismo azotato dato che anche piccole variazioni di volume plasmatico si riflettono sulla concentrazione della molecola nel sangue.
Trattandosi di un esame specifico per la valutazione dello stato funzionale dell’apparato renale è sempre consigliabile affiancare questa valutazione con un’ecografia addominale completa.
Nell’interpretazione dei risultati dell’esame bisogna tenere conto di alcune variabili che sono:
– alterazioni febbrili
la febbre, anche passata da poco tempo, provoca uno stato di disidratazione responsabile della variazione dell’azotemia;
– alimentazione
elevate quantità di alimenti iperproteici possono modificare i risultati dell’analisi;
– patologie epatiche o renali
sono responsabili di modificazioni dell’azotemia.
Azotemia alta sintomi (Iperazotemia)
Le cause responsabili dell’insorgenza dell’azoturia alta non sono sempre e soltanto relative a un’aletrata funzionalità renale, ma possono essere riconducibili anche a problemi metabolici.
– Quando un soggetto segue un regime alimentare di tipo chetogenico mostra livelli di azoto nel sangue che di solito superano quelli fisiologici.
Questo fenomeno dipende dal fatto che le diete dimagranti spesso puntano sull’impiego di alimenti iperproteici che contengono elevate concentrazioni di azoto.
Se parallelamente l’idratazione non è adeguata, il surplus di questa molecola si accumula nel sangue e non viene escreto in maniera adeguata, contribuendo a innalzare l’azotemia.
In tale situazione l’apparato renale funziona bene, ma essendo sottoposto a un surplus funzionale, non è in grado di eliminare tutto l’azoto.
Azotemia alta cause
– Il digiuno viene considerato una concausa per questo disturbo in quanto la mancanza di apporto di nutrienti stimola l’organismo a utilizzare le sue riserve, tra cui le proteine muscolari che vengono catabolizzate in maniera eccessiva, producendo iperazotemia.
– Attività sportive estreme oppure anche lavorative che implichino una notevole richiesta energetica spingono l’organismo a catabolizzare le proteine con la finalità di produrre energia, determinando un fenomeno conosciuto come catabolismo muscolare, responsabile di azotemia alta.
– In gravidanza la gestante ha necessità di una maggiore quantità di energia disponibile e pertanto si verifica una maggiore richiesta di proteine, la cui demolizione comporta un innalzamento della concentrazione ematica di azoto.
– In caso di patologie renali, come la glomerulonefrite (alterato funzionamento a livello dei glomeruli renali, che rappresentano l’unità morfo-funzionale dell’organo) oppure la pielonefrite (infiammazione della pelvi e del tessuto parenchimale), l’azotemia è superiore alla norma.
-. I calcoli renali sono un altro fattore scatenante di iperazotemia in quanto la presenza di un ostacolo al regolare flusso minzionale provoca un ristagno (anche se parziale) del liquido urinario con successivo innalzamento della concentrazione di azoto.
– Fenomeni di anuria (blocco della minzione), le cui cause possono essere di vario genere, sono tra i disturbi più comuni responsabili di un discreto accumulo di azoto nel sangue.
– Il ridotto apporto di sangue al rene (derivante da scompenso cardiaco, da emorragie o anche da traumi), alterando la circolazione nell’organo, determina una modificazione biochimica dei meccanismi di filtrazione e quindi può diminuire l’escrezione di questa molecola.
– Alcune patologie non renali, come la cirrosi epatica, la gotta, la tubercolosi e la leptospirosi sono responsabili di una modificazione biologica dei processi di assorbimento ed escrezione dell’azoto, la cui percentuale ematica tende ad aumentare.
– L’assunzione di alcuni farmaci, tra cui soprattutto i cortisonici, incentiva il catabolismo organico, tra cui anche quello delle sostanze azotate, contribuendo all’inalzamento dell’azotemia.
– In tutti i casi in cui sia in atto una qualsiasi forma di disidratazione, provocata da episodi di diarrea, da vomito profuso, da eccessiva sudorazione oppure da un’inadeguata assunzione di liquidi, il tasso di azoto aumenta per diminuzione del mezzo liquido in cui si trova in soluzione.
– Un diabete scompensato interferisce con tutti i processi metabolici dell’organismo, tra cui anche quello relativo all’azoto, producendo un accumulo della molecola nel sangue.
Azotemia bassa cause (Ipoazotemia)
Valori di azotemia inferiori alla sua soglia minima sono raramente riscontrabili, ma se sono presenti rappresentano un fattore da prendere in seria considerazione.
– Alcune patologie a carico del fegato, come epatite o grave insufficienza epatica, stimolano l’escrezione dell’azoto che quindi ha una concentrazione ematica più bassa del normale.
– Una malattia renale piuttosto comune è l’idronefrosi, consistente nell’accumulo di liquido all’interno dell’organo che non è più in grado di eliminarlo e che quindi tende a ristagnare al suo interno causando un aumento di volume e un’alterata funzionalità.
Anche in questo caso si notano variazioni dell’azotemia con diminuzione dei suoi valori.
– Malnutrizione oppure una dieta povera di proteine determinano una diminuzione della disponibilità di azoto nel sangue, con successiva ipoazotemia.
Interpretazione delle analisi di laboratorio
Iperazotemia
L’azotemia si eleva per due motivi:
– il rene filtra meno;
– il fegato produce più urea.
I fattori scatenanti che stanno alla base di tale situazione sono numerosi e di vario genere e pertanto un reperto di iperazotemia preso isolatamente non ha valore diagostico, ma deve venire collegato a un insieme di altre valutazioni sia di laboratorio che di tipo clinico, come ecografia dell’addome (per visionare lo stato di fegato e reni), uro-TAC con mezzo di contrasto oppure anche una semplice radiografia.
Ipoazotemia
L’azotemia si abbassa per tre motivi:
– malnutrizione (scarso apporto proteico);
– avvelenamenti;
– insufficienza epatica (inadeguata produzione).
Anche in questo caso, l’ipoazotemia presa isolatamente non ha un certo valore diagnostico, ma richiede comunque altre indagini per formulare una diagnosi corretta.
L’azotemia è infatti un indice che deve venire integrato con altre indagini di laboratorio su sangue e urina, tra cui soprattutto la creatininemia, un valore strettamente collegato alla funzionalità renale.
Se il risultato è inferiore al normale non c’è nulla di allarmante probabilmente è legato ad una dieta troppo povera di proteine che deve essere meglio bilanciata
Dato che l’azoto è una molecola che, in caso di accumulo, può provocare scompensi metabolici anche piuttosto importanti, è sempre consigliabile inserire questo esame nei controlli di base che vengono eseguiti dal paziente sia a scopo terapeutico (patologie in atto) che preventivo.
Bisogna inoltre monitorare l’azotemia per un certo tempo, in modo tale da poter comparare i risultati ottenuti; a questo proposito sarebbe buona norma tenere un registro contenente i reperti delle analisi e le date, per rendersi conto del periodo intercorso per le eventuali variazioni di concentrazione ematica.
Se infatti si notano variazioni significative nel lungo tempo potrebbero essere subentrate problematiche metaboliche, se al contrario il tempo è più breve i sospetti si concentrano su patologie acute; in ogni caso è importante effettuare una comparazione che solitamente riesce a indirizzare il medico verso una diagnosi “per esclusione”.
I laboratori d’analisi che intendono archiviare le analisi, adeguandosi alle norme UNI EN ISO 15189 aggiornandole in tempo reale, possono provare l’applicazione gratuita Vademecum visionabile sulla home page dedicata.