Che cos’é la creatina e creatininemia

Derivante dai processi di degradazione della fosfocreatina, la creatinina è una sostanza che viene filtrata dai glomeruli renali e il cui valore è un importante indice della funzionalità del rene.
Eliminata con le urine, essa ha la caratteristiche di non venire riassorbita a livello tubulare e quindi di avere una concentrazione urinaria corrispondente esattamente a quella renale.
La sua produzione è strettamente correlata al metabolismo della creatina, un aminoacido indispensabile per la contrazione muscolare; durante la fase di assorbimento della creatina, una sua piccola percentuale viene convertita in creatinina che passa nel sangue e da qui all’urina.
Il dosaggio della creatinina rappresenta quindi un indice molto utile per monitorare l’efficienza dell’apparato renale, il cui ruolo è quello di filtrare il sangue depurandolo da sostanze tossiche e nocive all’organismo.
La misura della creatinina può essere effettuata con due modalità: da un lato tramite dosaggio ematico (creatininemia) e d’altro lato mediante quello nelle urine (creatininuria nelle 24 ore).
Valori elevati di creatininemia, che siano superiori alla soglia di 1,3 mg/ml di sangue, sono indicativi di una sofferenza renale che in alcuni casi può evolvere in vera e propria insufficienza funzionale dell’organo.
Durante le reazioni metaboliche che coinvolgono la creatina, una piccola parte di questo aminoacido viene convertita in maniera irreversibile in creatinina, seguendo un ritmo costante nelle 24 ore.
La quota prodotta è scarsamente influenzata dal regime dietetico, mentre è direttamente proporzionale alla massa muscolare del soggetto e può variare in rapporto al sesso e all’età, oltre che allo stile di vita più o meno sportivo.
Derivante dalla degradazione della fosfocreatina, una sostanza presente nei muscoli e nel tessuto cardiaco, la creatinina viene immessa nel circolo sanguigno per poi essere filtrata a livello renale, senza nessun tipo di riassorbimento tubulare.
La fosfocreatina rappresenta una fonte di energia di pronto intervento cioè immediatamente utilizzabile da parte dell’organismo, che viene sfruttata dalla muscolatura scheletrica e dal miocardio.
Durante i suoi processi metabolici, una parte di fosfocreatina si converte in creatinina, il cui dosaggio fornisce indicazioni utili per monitorare la funzionalità renale.
Il valore fisiologico della concentrazione di creastinina nel sangue (creatininemia) è compreso tra 0,6 e 1,3 mg/ml.
Il ritmo di produzione di questa sostanza è quasi costante nelle 24 ore e viene scarsamente influenzato da fattori esterni, ma piuttosto da quelli interni, come l’età, il sesso e lo stile di vita, dato che l’attività sportiva contribuisce ad innalzare la sua percentuale ematica.
Quando questo indice supera 1,3 mg/ml si parla di ipercreatininemia, una condizione indicativa di sofferenza dell’apparato renale, che comunque da solo non ha valore diagnostico ma che deve essere completato con indagini cliniche come un’ecografia addominale oppure una TAC con mezzo di contrasto.
Dal momento che tutta la creatinina filtrata a livello glomerulare viene completamente eliminata per via urinaria (poiché non subentra nessun riassorbimento tubulare), essa rappresenta un indice particolarmente attendibile per valutare la funzionalità escretrice del rene.
Di norma il dosaggio della creatinina si effettua nel sangue (creatininemia) e nelle urine raccolte in 24 ore (creatininuria), due valori che insieme consentono di stabilire la clearance renale della sostanza.
Ruolo della creatininemia
Dato che tutta la creatinina filtrata a livello glomerulare viene poi escreta con le urine, senza nessun riassorbimento tubulare, la sua concentrazione a livello ematico costituisce un indice particolarmente affidabile e sicuro della funzione renale.
Se l’attività filtrante di questo organo risulta compromessa, si determina un accumulo di creatinina nel sangue e quindi un innalzamento della creatininemia.
Il suo valore è strettamente collegato con quello della clearance (depurazione) renale, che rappresenta l’indice di filtrazione; un innalzamento della creatininemia è associato a una riduzione della filtrazione (clearance) renale.
In queste situazioni si calcola quindi anche la creatininuria, consistente nella concentrazione di creatinina nelle urine, su un campione raccolto nelle 24 ore.
Per ottenere dati il più possibile completi sulla funzionalità dell’apparato renale è quindi necessario effettuare sia un’analisi del sangue che una dell’urina.
Pazienti affetti da insufficienza renale, spesso causata da idronefrosi (aumento di volume del rene in seguito a ritenzione idrica), devono venire costantemente monitorati a intervalli regolari per seguire l’andamento delle variazioni di questi indici, e soprattutto della creatininemia.
Creatinina alta
Quando il valore di creatinina nel sangue supera la soglia di 1,30 mg/ml, le cause scatenanti possono essere le seguenti:
– insufficienza renale cronica;
– episodi di insufficienza renale acuta;
– calcoli renali;
– infezioni dei reni (pielonefriti);
– ingrossamento dei vasi renali (glomerulonefriti);
– adenomi prostatici;
– diabete scompensato;
– ipertiroidismo;
– ipertensione arteriosa.
Anche un regime dietetico particolarmente ricco di proteine animali, derivanti da carne e insaccati, può contribuire a innalzare l’indice di creatinina ematica.
La disidratazione rappresenta un importante fattore predisponente per l’innalzamento della creatinina ematica dato che, diminuendo il volume di fluidi disponibili nell’organismo, essa si concentra.
Febbre e digiuno son altri agenti eziologici responsabili della ipercreatininemia poiché contribuiscono a modificare i processi metabolici.
In caso di ipotiroidismo, soprattutto di tipo autoimmune, la concentrazione di creatinina tende ad aumentare in seguito al rallentamento dei processi catabolici di distruzione della sostanza.
Creatinina alta nel sangue può essere indicativa di numerose condizioni morbose, tra cui:
– insufficienza renale cronica oppure acuta;
– glomerulonefrite (danno ai vasi renali);
– pielonefrite (danno ai reni);
– litiasi renale (calcoli ai reni);
– diabete scompensato;
– ostruzioni delle vie urinarie indotte da ipertrofia prostatica;
– ipertiroidismo;
– lesioni muscolari anche in seguito a eccessiva attività sportiva.
Quando la creatininemia si eleva, di solito compare una sintomatologia piuttosto tipica, comprendente una forma diffusa di astenia, edemi a livello di caviglie e piedi, diminuzione dell’appetito, secchezza della cute e crampi muscolari.
In molti casi l’assunzione di farmaci nefrotossici (come alcuni antibiotici, diuretici oppure chemioterapici) contribuisce a innalzare il livello di creatinina ematica.
In caso di sindromi febbrili, di digiuno e di disidratazione si nota un aumento di creatininemia, derivante da uno squilibrio idrico che coinvolge l’intero metabolismo organico.
Creatinina bassa
n condizioni fisiologiche la creatinina si abbassa quando, in seguito ai normali processi di invecchiamento, la massa muscolare diminuisce e di conseguenza anche la molecola ad essa collegata.
L’anemia, la distrofia muscolare, l’ipertiroidismo e uno scorretto regime dietetico sono altrettante con-cause responsabili di ipocreatininemia.
Per valutare la creatininemia è necessario effettuare un prelievo di sangue venoso su pazienti a digiuno da almeno otto ore.
I risultati sono refertati il giorno successivo al prelievo e hanno un elevato grado di attendibilità.
La riduzione di creatinina si verifica solitamente durante la gravidanza, in caso di diminuzione della massa muscolare durante l’invecchiamento, in alcune forme di anemia, nella distrofia muscolare.
Analisi della creatinina valori
Per monitorare il livello di creatinina è possibile effettuare due differenti tipi di dosaggi: nel sangue (creatininemia) e nelle urine (creatininuria).
La creatininemia si ottiene mediante un normale prelievo ematico su soggetti a digiuno da almeno otto ore, mentre la creatininuria si calcola su un campione di urina raccolto in 24 ore.
Dato che la concentrazione di questa sostanza viene notevolmente alterata dalla nutrizione, in quanto il metabolismo proteico condiziona la percentuale di creatinina nel sangue, è indispensabile fare il prelievo a digiuno da 8/12 ore.
Un’indagine estremamente precisa e attendibile è rappresentata dalla creatinina clearance, il cui valore fornisce importanti informazioni riguardo allo stato di salute dei reni, e prevede un’analisi comparata sia della creatinina ematica sia di quella urinaria.
Per evitare alterazioni significative di questi indici è necessario che, oltre al digiuno, il soggetto non pratichi attività fisica nelle 12 ore precedenti al prelievo dato che lo sport contribuisce a falsare i dati effettivi.
Se il valore della creatinina plasmatica è più elevato di quello fisiologico e se l’individuo non è dotato di una massa muscolare particolarmente sviluppata, significa con certezza che la funzionalità renale è compromessa.
Un indice di questo genere può essere significativo anche di scompenso cardiaco, diabete o uno scorretto regime dietetico eccessivamente iperproteico.
Bisogna infatti tenere presente che il catabolismo delle proteine contribuisce ad affaticare la funzionalità renale, un fenomeno evidenziato dall’aumento di creatininemia.
Quando al contrario l’indice è inferiore alla soglia fisiologica, di solito il soggetto è dotato di una scarsa massa muscolare, oppure può essere soggetto a stati debilitativi generalizzati, anemie, ipotiroidismo o gravidanza.
In generale un check up renale deve procedere per fasi successive: dapprima è opportuno effettuare analisi di laboratorio (dosaggio della creatinina nel sangue e nelle urine) e successivamente sottoporsi a un’ecografia renale, associata eventualmente a urografia funzionale.
Soltanto in casi di estrema gravità diventa necessario effettuare un’uroTAC con mezzo di contrasto.
Che cosa si intende per GFR analisi sangue (Glomerular Filtration Rate)
La GFR, velocità di filtrazione glomerulare, è un indice di funzionalità dell’apparato renale, e si calcola contestualmente al valore di creatininemia; esso rappresenta la velocità con cui il sangue viene depurato dalle sostanze tossiche contenute nel sangue.
Nelle 24 ore i reni filtrano circa 200 litri di sangue, dal quale eliminano tutte le molecole nocive per la salute dell’organismo, per poi produrre circa due litri di urina ogni giorno.
Il glomerulo è l’unità morfologica e funzionale del rene ed è formato da una specie di piccolo calice contenente una capsula dentro cui è posizionato il capillare sanguigno.
All’interno di questa piccola struttura arriva, tramite un’arteriola afferente, il sangue impuro che poi, dopo essere stato filtrato, esce mediante un’arteriola efferente.
Nel rene sono contenute migliaia di glomeruli che nel complesso costituiscono la porzione funzionale dell’organo.
Attraversando questi piccoli filtri il sangue elimina materiali di scarto, mentre trattiene sostanze nutritive come glucidi, lipidi, proteine e vitamine.
Quando il processo rallenta, diminuisce la quantità di sangue che viene filtrato e le sostanze di rifiuto tendono ad accumularsi nel sistema circolatorio.
La GFR si basa sulla misurazione del valore di creatinina sciolta nel sangue, in quanto tutta la sostanza filtrata viene poi escreta dato che non si verifica nessun riassorbimento tubulare.
Il calcolo della velocità di filtrazione glomerulare consente di valutare se esiste un eventuale stato morboso del rene oppure per monitorare il suo andamento nel caso in cui questo sia già stato diagnosticato.
In numerose nefropatie croniche, così come nel diabete, ipertensione oppure episodi di patologie acute dell’apparato escretore, la GFR + creatinina rappresentano gli esami più attendibili da effettuare.
Pertanto essi rivestono un valore sia diagnostico che terapeutico dato che permettono al medico di monitorare l’andamento degli effetti farmacologici dei medicinali impiegati.
Qualsiasi laboratorio d’analisi effettua di routine questo esame associato al dosaggio di creatinina quando viene prescritto un check-up completo della funzionalità renale, cioè sempre.
GFR+creatinina fanno parte del pannello metabolico completo associato al dosaggio dell’azotemia tutte le volte in cui sia richiesta una particolare attenzione alla fisiologia funzionale dei reni.
Esiste uno schema diagnostico che si basa sulla comparazione di istogrammi che, sulla base dei valori di GFR, identifica i differenti gradi di rischio delle patologie renali.
Secondo tale tabella esistono sei stadi relativi all’insufficienza renale in rapporto ai valori di filtrazione glomerulare, e precisamente:
– Stadio I: GFR>90
danno renale quasi assente;
– Stadio II: GFR 60-89
danno renale agli esordi ma sempre irrilevante e con modesta riduzione di velocità di filtrazione glomerulare;
– Stadio III: GFR 45-59
danno renale con moderata riduzione della velocità di filtrazione glomerulare;
– Stadio IV: GFR 30-44
danno renale con media riduzione della velocità di filtrazione glomerulare;
– Stadio V: GFR 15-29
danno renale con importante e seria diminuzione della velocità di filtrazione glomerulare;
– Stadio VI: GFR <15
insufficienza renale grave o terminale associata a dialisi per quasi completa assenza di filtrazione glomerulare.
Indipendentemente dalla causa scatenante, l’insufficienza renale cronica, che tende a progredire inesorabilmente, viene diagnosticata e monitorata mediante l’analisi comparata di GFR e dosaggio della creatinina.
Infatti questi esami sono in grado di stimare la funzione renale residua durante i sei stadi di severità, secondo un ordine di gravità crescente.
Ruolo diagnostico del dosaggio di creatinina + GFR
Il ruolo diagnostico di queste analisi consente di seguire l’evoluzione patologica in caso di insufficienza renale cronica, una malattia in cui è necessario valutare con attenzione anche le minime variazioni.
Tra l’altro, in questi casi una diagnosi precoce può essere decisiva per contenere i danni e le conseguenze del disturbo che di solito mostra un esordio particolarmente subdolo in quanto asintomatico.
I sintomi infatti non si manifestano prima che il 40% della funzionalità renale sia ormai compromessa.
I valori fisiologici di GFR variano in base a sesso ed età, e si attestano tra 90 e 120 ml/min. minore è il valore di questo indice, maggiore è il danno degli organi.
La GFR è un indice che si riferisce alla funzionalità di entrambi i reni e quindi non ha valore discriminativo tra rene destro e sinistro; per questo motivo viene di solito prescritta un’ecografia addominale tramite cui è possibile vedere la struttura dei singoli reni.
Quando si referta una creatinina >1,30 con una GFR>120 è possibile che il paziente sia soggetto a crisi ipertensive oppure sia predisposto alla loro insorgenza.
In ambito urologico l’associazione tra dosaggio della creatinina e velocità di filtrazione glomerulare costituisce uno screening diagnostico di elevata efficacia che, in presenta di un’ecografia addominale, consente di identificare la maggior parte delle patologie renali anche nei primi stadi.
Si tratta di un esame del sangue normale, che si effettua tramite prelievo venoso e refertazione dopo 24 ore.
Solitamente viene richiesta una serie di dati da comparare che, soprattutto nelle prime fasi, vengono ripetuti con frequenza bimestrale.
Per calcolare con esattezza la GFR bisogna servirsi di una specifica equazione predittiva che si basa sul valore della creatinina sierica e che soltanto specializzati laboratori d’analisi sono in grado di eseguire.
Queste formule presentano comunque dei limiti di precisione se vengono applicate a particolari categorie di pazienti, come persone in sovrappeso oppure donne gravide.
Alcuni farmaci, come antibiotici appartenenti al gruppo delle cefalosporine o anche la gentamicina, possono contribuire a far alzare il valore della velocità di filtrazione glomerulare.
Dato che sia il valore della creatinina che quello della GFR tendono a variare continuamente, l’analisi dovrebbe essere eseguita sempre alla stessa ora, per fare in modo che la funzionalità renale sia relativamente stabile.
Nelle 12 ore precedenti al prelievo è importante che il paziente stia a digiuno e non compia attività sportive che potrebbero modificare il valore della creatinina e quindi della GFR.
Per tutta la giornata precedente all’analisi è indispensabile evitare il consumo di carne per eliminare il rischio di reazioni metaboliche che potrebbero portare a dei falsi risultati.
Gli esiti degli esami devono comunque essere interpretati in relazione alla storia clinica del paziente, ad altre indagini cliniche e allo stato di salute globale.
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