Le patologie neurologiche: che cosa sono?

Quando parliamo di patologie neurologiche, dobbiamo avere come riferimento il sistema nervoso che è l’insieme di quelle strutture anatomiche che sono strettamente collegate tra loro e che comprendono il sistema nervoso centrale, quello periferico e i nervi, presenti su tutti il corpo. Tutte queste strutture sono connesse tra loro tramite i neuroni che permettono un collegamento molto veloce tra le diverse parti del nostro organismo. Di conseguenza quando parliamo di patologie neurologiche facciamo riferimento ad un numero indefinito di condizioni problematiche tra le quali non ci sono soltanto malformazioni congenite, patologie genetiche e malattie autoimmuni, ma anche affezioni vascolari, disturbi psichiatrici, problematiche da traumi e malattie idiopatiche. Questo significa che le patologie sono molteplici così come lo sono i sintomi connessi e gli esami di laboratorio da fare per poter ottenere delle diagnosi precise e circostanziate. A volte, infatti, è importante fare una diagnosi differenziale dato che alcune patologie possono avere delle sintomatologie molto simili. Di conseguenza sapere di quale patologia si è affetti consente anche di poter usare le terapie farmacologiche adeguate a migliore lo stato di salute.
Nel 2007 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che le malattie neurologiche sono molto diffuse tanto che se ne contano circa un miliardo. Sono queste, infatti, la causa più importante di disabilità e di morte in tutto il mondo. Ma entriamo più nello specifico sulle diverse patologie neurologiche soffermandoci su come si riconosce, come si cura, su come è meglio mangiare e quali esami di laboratorio sono utili per fare una diagnosi della patologia stessa.
Quali possono essere le cause delle patologie neurologiche?
Le patologie neurologiche sono abbastanza complesse per cui anche fare una diagnosi ed una distinzione tra quelle più comuni è un processo abbastanza delicato che richiede una grande esperienza, dei professionisti qualificati e delle analisi di laboratorio abbastanza specifiche. Tra le cause se ne annoverano diverse: da mutamenti genetici permanenti, ad infezioni batteriche o virali, da risposte eccessive del sistema immunitario al proliferare di tumori, tuttavia anche traumi o malattie neurovegetative ne possono essere la causa.
In alcuni casi la motivazione non è riscontrabile in nessun tipo di diagnosi e, sebbene le patologie neurologiche colpiscano più frequentemente le persone anziane, nessuno è esente dal rischio dato che alcune di essere sono addirittura molto frequenti in bambini in fase di crescita. Più nello specifico ci soffermeremo su alcune patologie provando a farne una descrizione completa, comprenderemo come è possibile riconoscerla, come è meglio alimentarsi avendo una specifica patologia neurologica e quali esami di laboratorio e quali esami strumentali sia opportuno fare per ottenere una buona diagnosi differenziale. Più nello specifico ci occuperemo delle seguenti problematiche:
– Epilessia
– Ictus
– Demenza
– Morbo di Alzheimer
– Morbo di Parkinson
I sintomi più comuni
Pur essendo moltissime, le patologie neurologiche hanno alcuni sintomi comuni, dei campanelli d’allarme che consentono di comprendere che c’è in atto una problematica del genere. Stiamo parlando di:
– confusione presente nel pensiero
– difficoltà nell’eloquio
– problematiche relative all’equilibrio
– difficoltà a mantenere un passo ed un modo di camminare normali
– alterazione della vista
– livello di coscienza alterata
– capacità cognitive ridotte
– problemi con la lettura e con la scrittura
– difficoltà con la vista
– riduzione del livelli di vigilanza
– presenza di spasmi e convulsioni
– alterazione del campo visivo
– riduzione della sensibilità.
Di fronte a uno o più di questi sintomi è importante fare riferimento ad un medico o andare direttamente in un centro diagnostico o in ospedale per avere un quadro più preciso della situazione e fare specifici esami di laboratorio.
L’epilessia
L’epilessia è una patologia neurologica caratterizzata da una predisposizione del cervello a generare crisi epilettiche o sincopi in maniera ripetuta nel tempo. Tale problematica porta ad una sorta di interruzione della corrente cerebrale: una scossa insolita, infatti, genera una scarica incontrollata di elettricità nei neuroni che ne modificano il normale funzionamento provocando cambiamenti nello stato di coscienza con svenimenti, convulsioni o spasmi involontari. Le crisi epilettiche possono originarsi in qualsiasi parte del cervello con dei focolai la cui estensione e centralità possono essere verificabili attraverso alcuni esami di laboratorio come l’elettroencefalogramma o la risonanza magnetica. In questa maniera è possibile comprendere quale zona del cervello viene toccata ed è più soggetta a problematiche di questo tipo.
Nel 1989 viene fatta una classificazione dell’epilessia per cui si parla di epilessie parziali quando, in un punto ben preciso della corteccia celebrale, si avvia un focolaio che produce la scarica mentre si parla invece di epilessia generalizzata quando la problematica è direttamente originata in uno degli emisferi cerebrali.
L’epilessia può anche avere carattere evolutivo e presentarsi, in maniera temporanea, nei bambini durante la fase della crescita. In alcuni di questi casi le crisi epilettiche si riducono crescendo fino a scomparire non creando alcun tipo di conseguenze. In altri casi si manifestano disturbi del comportamento o dell’apprendimento per cui andranno ad influire sull’andamento scolastico. Quando continuano anche in età adulta sono compatibili con uno stile di vita abbastanza normale, ma possono portare a disturbi di tipo ansioso o, in casi più rari, a problematiche di tipo psichiatrico.
Questa patologia neurologica non porta alla morte a meno che non si presentino delle condizioni particolari durante le crisi epilettiche, tanto che anche la sospendere il farmaco non ha portato ad una ricaduta importante sulla percentuale dei malati. Il farmaco ovviamente viene dato tenendo conto di tutte le caratteristiche sia del paziente che del tipo di epilessia e va monitorato sotto stretto controllo medico e dopo aver effettuato una serie di esami di laboratorio. Vediamo quali sono i più importanti. Per accertare la presenza o l’assenza di deficit di tipo cognitivo attraverso dei test neuropsicologici. Per verificare che non ci siano conseguenze legate alle crisi epilettiche di nessun tipo è opportuno fare delle analisi di laboratorio. Per avere un’idea più chiara della situazione importante è fare anche i test genetici, mentre sono di routine l’esame fisico, neurologico e la risonanza magnetica. Molto importante per verificare eventuali alterazioni del tracciato è l’ettroencefalogramma in veglia e in sonno.
Nel tempo è rimasto costante il principio secondo il quale come unica possibilità per ridurre le crisi epilettiche possa essere utile un tipo di dieta particolare: quella chetogenetica. Pare, infatti, che una riduzione dei carboidrati e l’acquisizione di alimenti che costringono il corpo ad andare in chetosi, sia utile per ridurre le crisi. Di conseguenza, anche se ci sono ancora studi in atto, in presenza di questa patologia neurologica, si consiglia questo tipo di alimentazione, ma senza alcun tipo di improvvisazione e sempre sotto stretto controllo medico.
Ictus
L’ictus, altrimenti definito come infarto cerebrale o colpo apoplettico, è generata da un’insufficiente o mancata irrorazione di sangue in una o più zone cerebrali con una perdita immediata di funzione del cervello. L’assenza di sangue al cervello comporta anche una carenza di ossigeno e, di conseguenza, una morte di quella specifica area del cervello. Per evitare che i danni siano eccessivi o quanto meno che siano ridotti al minimo, è importante che si intervenga il più velocemente possibile: solo in questo modo si potranno ridurre al minimo le conseguenze per il cervello e di conseguenza per tutto l’organismo. Più frequente negli uomini rispetto alle donne, l’ictus può essere causato da diversi fattori quali il fumo delle sigarette, l’ipertensione, l’uso eccessivo di alcool e l’artereosclerosi oltre che la presenza di patologie diabetiche e cardiopatiche. Sono più frequenti negli anziani, ma nella percentuale del 25% colpisce anche i bambini. Gli ictus possono essere sia di natura emorragica che ischemica; nel primo caso si assiste ad un restringimento o ad una chiusura completa di uno o più vasi arteriosi che portano il sangue al cervello mentre quello emorragico è strettamente legato alla rottura di un vaso sanguigno con conseguente perdita di sangue ed emorragia cerebrale. I più importanti sintomi che consentono il riconoscimento dell’arrivo di un ictus sono:
– insensibilità ad una metà del volto
– difficoltà o incapacità di esprimersi
– sensazione di vertigine o sbandamento
– presenza di un forte ed inspiegabile mal di testa
– oscuramento o perdita della visione da un occhio.
In caso di uno o più di questi sintomi è importante intervenire tempestivamente così da evitare che i sintomi peggiorino e i danni creati dall’ictus non siano permanenti. Una piccola percentuale di quanti subiscono un ictus (pari al 10-20%) perde la vita nell’arco di un mese, un’altra parte nell’arco dell’anno. Tuttavia la restante parte subisce un danno più o meno permanente perché alcune problematiche possono essere riabilitate, mentre altre portano una disabilità più o meno grave che accompagnerà il soggetto per tutto il resto della propria vita. Date le conseguenze che sono molto spesso irreversibili è molto importante fare una giusta prevenzione sia attraverso regolare attività fisica, i giusti esami di laboratorio sia attraverso un’adeguata alimentazione. Quest’ultima deve essere ovviamente sana ed equilibrata anche in un’ottica preventiva. Per questo è fondamentale che sia ricchissima di frutta e verdura possibilmente consumate quotidianamente; la presenza di pesce che contiene vitamine del gruppo B e D e omega-3 protegge l’organismo da problematiche cardiovascolari. Un poco di cioccolato fondente riduce i rischi di incorrere in ictus, mentre sono sconsigliate le carni rosse e lavorate. Infine i legumi e il latte e i suoi derivati devono essere mangiati con moderazione perché un consumo eccessivo può essere controproducente. Per quanto riguarda gli esami diagnostici, in caso di ictus in atto sono molto importanti sia la risonanza magnetica, l’eco color doppler che una valutazione neurologica.
Demenza
Quando si parla di demenza si fa riferimento ad una patologia neurologica in cui c’è un’evoluzione lenta, ma inesorabile delle funzioni cognitive più comuni. La memoria, la capacità di ragionamento, il pensiero, le difficoltà di linguaggio e di giudizio nonché le difficoltà di apprendimento sono elementi caratteristici della problematicità di cui stiamo parlando. La patologia neurologica è progressiva nel senso che mano a mano che passa il tempo, la malattia progredisce e peggiora insieme ai sintomi in una maniera così invasiva da ridurre considerevolmente le capacità di autonomia dei soggetti che ne sono affetti. La demenza è una patologia che è più comune nei soggetti con età superiore ai 65 anni, ma esistono anche casi di demenza legata a traumi o a tumori che, di conseguenza, possono presentarsi anche prima di tale età. Esistono, inoltre, anche demenza di tipo infantile sebbene molto rare dipendenti da una mutazione genetica. Quelle più comuni sono: il morbo di Alzheimer (di cui parleremo più avanti), la demenza fronto temporale, e la demenza vascolare.
Sebbene non sia molto chiara la causa che porta alla demenza, esiste un dato certo che caratterizza questa patologia: la morte dei neuroni e la difficoltà di questi ultimi di comunicare tra loro. Dagli esami statistici si è potuto verificare, tuttavia, che ci sono degli elementi comuni a tutti i pazienti malati di demenza. Coloro i quali soffrono di colesterolo alto, che hanno abusato di alcol che hanno fumato, con omocisteina molto alta nel sangue ed in presenza di diabete sono soggetti più frequentemente soggetti a questa problematica neurologica. A questi elementi, che sono tuttavia modificabili, se ne aggiungono altri quali la predisposizione genetica e l’età avanzata che invece non sono modificabili. Insieme sono fattori comuni a chi soffre di demenza. Per questa ragione, a livello preventivo, è utile fare delle analisi di laboratorio e tenere sotto controllo gli elementi predisponenti in modo da poterli tenere sotto controllo, ma è altrettanto importante fare le giuste analisi, strumentali e non, che consentono di fare una diagnosi precisa e differenziale per poter fare la giusta diagnosi e la necessaria terapia per poter tenere sotto controllo i sintomi. Le analisi del sangue sono fondamentali per valutare alcuni parametri della malattia, ma sono molto frequenti anche le valutazioni cognitive per verificare il livello di degenerazione cognitiva.Tale patologia non regredisce, ma è soggetta solo a evoluzione degenerativa per cui i farmaci e l’alimentazione possono essere utili a rallentarne la progressione. Pare che un’alimentazione ricca di legumi, povera di zuccheri, con poca carne rossa, ma con carne bianca e pesce sia quella più adatta a ridurre l’evoluzione della malattia e mantenere più a lungo le capacità cognitive.
Il morbo di Alzheimer
Un particolare tipo di demenza è il morbo di Alzheimer così nominato per via dello studioso che ne scoprì le caratteristiche studiando dei cervelli post mortem. Anche questa, come si può ben intuire è una patologia neurodegenerativa che, in maniera irreversibile, colpisce il cervello e le sue funzioni cognitive. Rispetto alla demenza generale questa è maggiormente invalidante non solo per via dell’atrofia evidente che si presenta nell’encefalo attraverso gli esami strumentali, ma anche a causa della perdita sempre più evidente della memoria, soprattutto di quella a breve termine. Il soggetto malato di questo morbo comincia non solo a non ricordare i nomi e le funzioni degli oggetti, ma perde, mano a mano che la patologia progredisce, sempre di più le proprie funzioni autonome.
Uno degli aspetti forse più particolari nel morbo di Alzheimer è legata al cambiamento del comportamento associato spesso ad allucinazioni, incontinenza e difficoltà nel camminare. Non si muore per la malattia in sé, ma per complicazioni legate ad un deperimento del paziente. La sintomatologia dell’Alzheimer è abbastanza chiara: oltre alla memoria, soprattutto delle attività recenti, comincia ad esserci una difficoltà a compiere le procedure ordinarie e una sorta di disorientamento che non consente al malato di mantenere in atto anche i vecchi riferimenti. Molto comuni sono anche sbalzi d’umore che influenza molto la vita di relazione che già si riduce considerevolmente. Oltre agli esami del sangue consueti, è possibile effettuare degli esami strumentali che possono permettere di comprendere meglio la diagnosi. La Tomografia assiale computerizzata (TAC) e la risonanza magnetica (RM) entrambe effettuate all’encefalo, consentono di fare diagnosi di morbo di Alzheimer soprattutto se ad uno stadio avanzato. Tenere sotto controllo l’alimentazione non solo è un modo per evitare di far progredire la malattia, ma è anche un’ottima modalità per prevenirla. Pare infatti che la proteina beta amiloide sia associata alla malattia di Alzheimer per cui mangiare frutta secca oleosa (per esempio noci, mandorle e nocciole), ma anche carne di pollo e pesce consente di prevenire questo particolare disturbo.
Morbo di Parkinson
Anche il morbo di Parkinson è una delle patologie neurologiche e neuro degenerative molto diffuse tra la popolazione. Per via dei continui tremori viene annoverata tra le malattie di movimento perché coinvolge le funzioni relative al movimento, ma anche all’equilibrio. Come la maggior parte delle patologie di questo gruppo, il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa per cui, dal momento della diagnosi, essa andrà sempre progressivamente peggiorando. La malattia di Parkinson si presenta con un calo considerevole, da parte del cervello, della produzione di dopamina. Ciò avviene perché i neuroni degenerano nella zona della Sostanza Nera. La diagnosi di questa patologia richiede esami di laboratorio molto precisi come la Risonanza Magnetica e la TAC. Il suo esordio avviene intorno ai 68 anni e ovviamente comporta una riduzione considerevole della qualità della vita sia del soggetto che di quanti stanno intorno a lui. I caregiver, infatti, sono molto importanti in questa malattia perchè diventano un riferimento molto importante. Precocemente può manifestarsi anche intorno ai venti anni. Si manifesta con incapacità a mantenere per molto tempo la postura eretta, la difficoltà di muoversi con tranquillità, ma i segni più evidenti sono la rigidità ed i tremore che è presente anche a riposo. Le funzioni cognitive sono deteriorate, così come la sfera emotiva. Non sono rare, infatti, le degenerazioni psichiatriche come, ad esempio, la depressione. Più la malattia va avanti e progredisce, più la situazione peggiora sia a livello di difficoltà motorie che a livello di equilibrio e tremori.
La patologia ha certamente origine da diversi fattori: oltre a quello genetico, infatti, ci sono anche i fattori ambientali, quelli ereditari oltre alla possibilità di infezioni e lesioni al cervello. Un altro aspetto molto studiato rispetto a questa patologia è l’esposizione a funghicidi, erbicidi, insetticidi che possono essere assorbiti dall’ambiente in cui si vive così come la presenza si ferro, alluminio, manganese e rame: pare che ci sia un fattore di correlazione tra questi elementi e l’insorgere della patologia.
Fondamentale nell’incidenza del Parkinson sono le abitudini alimentari dei pazienti. Gli studi hanno dimostrato che l’uso di noci, patate, caffè e legumi consentono una protezione del corpo dalla malattia, mentre mangiare troppi grassi animali e troppa vitamina D la fanno sviluppare più frequentemente. Per questo sia a scopo preventivo che con l’insorgere della malattia è importante seguire uno stile alimentare sano e equilibrato e fare gli adeguati e specifici esami di laboratorio.
Conclusioni
Le patologie neurologiche sono realmente moltissime e molto diffuse, purtroppo, nel nostro paese. Nessuna informazione sarebbe totalmente esaustiva sull’argomento, ma è importante avere presenti sia i sintomi comuni che le modalità per fare prevenzione in modo da poterle affrontare con adeguata consapevolezza. Seguire una corretta alimentazione, fare frequentemente attività fisica, tenersi aggiornati sull’evoluzione delle patologie oltre a fare attività di screening preventivi, possono salvare la vita o migliorarne considerevolmente la qualità. Proprio per questo è importante fare gli adeguati esami di laboratorio per valutare, almeno una volta all’anno, lo stato generale di salute ed eventualmente l’approfondimento di alcune problematiche per le quali si sa già di essere predisposti oppure maggiormente a rischio.