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Conservazione cordone ombelicale: quali vantaggi

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Che cos’è il cordone ombelicale?

La conservazione cordone ombelicale è ormai diventata quasi una prassi al momento del parto per molteplici ragioni.

Il cordone ombelicale è una formazione cellulare temporanea, che ha lo scopo di collegare il feto alla madre durante i nove mesi di gestazione.

Al suo interno sono contenuti vasi sanguigni che uniscono l’embrione alla placenta, e che permettono l’accrescimento e lo sviluppo del bambino utilizzando le sostanze nutritive offerte dalla madre.

Alla nascita il cordone ombelicale, che misura tra i 50 e i 60 centimetri di lunghezza e 20 millimetri di diametro, ha un aspetto attorcigliato e un colore biancastro che lascia intravedere i vasi sanguigni.

L’aspetto contorto di questo funicolo dipende appunto dal decorso nodoso dei vasi ematici che scorrono al suo interno, che si alternano a rigonfiamenti (denominati falsi nodi) che segnano la presenza di anse vascolari.

Le sue funzioni comprendono il trasferimento delle sostanze nutritive, non soltanto liquide ma anche gassose, tra il feto e la madre, evitando che si verifichi uno scambio diretto tra il sangue dei due organismi.

La barriera placentare infatti ha lo scopo di impedire il passaggio della maggior parte delle sostanze tossiche che potrebbero innescare fenomeni di intolleranza piuttosto gravi, spesso incompatibili con la vita.

All’interno del cordone ombelicale si trovano tre vasi sanguigni, che sono le due arterie ombelicali avvolte intorno alla vena ombelicale.

Contrariamente a quanto accade di solito a livello del circolo sistemico, dove le arterie trasportano sangue ossigenato, nel cordone ombelicale questi vasi sono attraversati invece da sangue venoso, mentre è la vena ombelicale a contenere sangue ricco di ossigeno e sostanze nutritive.

All’interno del feto, i vasi ombelicali mostrano un andamento differente da quello degli organismi viventi, poiché la vena ombelicale porta il sangue arterioso al cuore mentre le arterie ombelicali dirigono il sangue venoso verso l’esterno.

Una volta usciti dalla parete addominale, questi vasi sanguigni si portano verso la placenta per scambiare sostanze nutritive e ossigeno con l’organiso materno.

Tenendo conto che il loro funzionamento è molto intenso, le pareti dei vasi del cordone ombelicale sono estremamente ricche di miocellule, che costituiscono fibre muscolari resistenti ed elastiche.

Il loro ruolo biologico è quello di interrompere rapidamente la circolazione qualora si verificasse una rottura del cordone stesso.

Per consentire un corretto flusso sanguigno anche in condizioni di emergenza (cordone ombelicale avvolto su se stesso), i vasi si trovano immersi nella gelatina di Warthon, una sostanza mucosa che li isola dal resto del corpo.

È chiaro che questo funicolo svolge un ruolo essenziale per la sopravvivenza del feto poiché protegge i vasi sanguigni attraverso cui esso può nutrirsi e ossigenarsi.

Proprio per queste finalità, indispensabili allo sviluppo dell’embrione, il cordone ombelicale inizia a svilupparsi intorno alla quinta settimana di gestazione, andando a sostituirsi al sacco vitellino, che è la prima struttura nutritiva e protettiva del feto.

Per svolgere completamente le sue prestazioni fisiologiche, il cordone ombelicale deve avere lunghezza, spessore e calibro corrispondenti a valori normali, infatti anomalie di lunghezza (eccessiva o troppo corta) possono determinare conseguenze piuttosto rischiose in fase di travaglio.

Analogamente, un cordone ombelicale troppo sottile di norma si associa a un ritardo di crescita intrauterina, che dipende dalla presenza di placenta ipotrofica.

Generalmente una simile condizione contribuisce a provocare episodi occlusivi che generano problemi di asfissia fetale, più o meno marcati.

In condizioni normali il cordone ombelicale si inserisce a livello della faccia fetale della placenta, in posizione centrale.

Quando la sua localizzazione non è di questo genere, possono insorgere lesioni durante la rottura delle membrane, con conseguente blocco dell’afflusso sanguigno al feto.

Ruolo del cordone ombelicale

Il sangue contenuto all’interno del cordone ombelicale è particolarmente ricco di cellule mesenchimali e di cellule staminali ematopoietiche, che rappresentano una fonte essenziale di elementi utili per varie immunoterapie, soprattutto in campo oncologico.

La notevole incidenza di effetti collaterali dei farmaci chemioterapici ha stimolato l’interesse scientifico per sviluppare strategie alternative di trattamento in presenza di forme tumorali.

Attualmente, una delle metodiche di cura più innovative nella lotta ai tumori è senza dubbio l’immunoterapia cellulare, tramite cui viene offerta l’opportunità di utilizzare immunociti come strumento terapeutico di elevata efficacia.

È ormai risaputo che per contrastare la diffusione delle cellule metastatiche uno dei metodi più vantaggiosi consiste nella risposta immunitaria (anticorpi self).

Quando infatti le cellule neoplastiche subiscono un danno al proprio DNA, incominciano a moltiplicarsi in maniera incontrollata, bypassando qualsiasi reazione immunitaria.

Le cellule del cordone ombelicale si sono mostrate le uniche in grado di aggredire alcune forme tumorali che non riescono a reagire alla produzione anticorpale.

Numerose ricerche cliniche in campo oncologico hanno confermato le proprietà biologiche delle cellule del cordone ombelicale (UCB), che grazie alla presenza di specifici recettori riescono a scatenare una risposta immunitaria anti-tumorale che supera la capacità riproduttiva degli elementi neoplastici.

Per questo motivo il cordone ombelicale risulta particolarmente utile nel contrastare alcuni carcinomi quando le cellule tumorali hanno già eliminato funzionalmente i linfociti T e altri elementi della serie bianca.

Quando un paziente immunodepresso è sottoposto a chemioterapia, le risposte immunitarie fisiologiche non sono più attive, ed è proprio in queste condizioni che gli elementi estratti dal cordone ombelicale possono evitare i nocivi fenomeni di leucoforesi.

Grazie alle cellule ematopoietiche staminali presenti nel cordone ombelicale, è quindi possibile aggredire i blasti indifferenziati che potrebbero iniziare a suddividersi esponenzialmente dando origine alla disseminazione del tumore per via ematica.

Il metodo operativo maggiormente utilizzato a questo riguardo consiste nel raccogliere il sangue del cordone ombelicale e nel purificare successivamente le sue componenti selezionando gli elementi staminali, che vengono poi geneticamente modificati per agire in maniera specifica contro l’antigene tumorale.

Gli elementi immunologicamente attivi vengono mantenuti a contatto con specifici terreni di coltura arricchiti da citochine che favoriscono il differenziamento e la replicazione di anticorpi estremamente efficaci contro gli antigeni tumorali.

È stato evidenziato inoltre che all’interno del cordone ombelicale si trovano cellule dalla struttura analoga a quella dei linfociti natural killer, considerati i più potenti agenti antineoplastici.

È proprio grazie a queste cellule che diventa possibile arginare la progressione non soltanto dei carcinomi, ma anche di alcune patologie autoimmuni come artrite reumatoide, sclerosi multipla e lupus eritematoso sistemico.

Da questo punto di vista è fondamentale che la madre al momento del parto decida di conservare il cordone ombelicale per garantire al proprio figlio e alla sua discendenza genetica un’opportunità terapeutica efficace e disponibile nel lungo periodo.

La scienza tende a utilizzare le cellule staminali cordonali per il trattamento di varie malattie, anche grazie al fatto che da oltre vent’anni le ricerche scientifiche si sono concentrate sul loro impiego per la cura di leucemia, linfoma ed altre patologie collegate a deficit immunitari.

Le prime terapie di questo genere risalgono a circa dieci anni fa, quando venne confermata l’efficacia di terapie del genere su bambini affetti da forme neoplastiche in fase avanzata.

Molti pazienti affetti da leucemie acute oppure da sindromi mielodisplasiche, hanno avuto notevoli miglioramenti in seguito al trapianto di cellule staminali isolate dal cordone ombelicale.

Ovviamente per ottenere simili risultati è indispensabile che il ricevente sia compatibile con il donatore, ed è proprio per questo motivo che al momento della nascita la madre può decidere di conservare il cordone ombelicale per metterlo a disposizione del figlio qualora si ammali nel corso della vita.

Il sangue estratto dal cordone ombelicale proviene dalla placenta e contiene i più importanti elementi staminali che possono essere trapiantati nei pazienti con ottime probabilità di attecchire e di sostituire le cellule ammalate.

Nei pazienti affetti da leucemia, dove il midollo osseo è deteriorato e non riesce a svolgere più le sue funzioni fisiologiche, si possono utilizzare cellule staminali di questo genere che essendo ancora indifferenziate, mostrano un elevato tasso di compatibilità, a contrario di quello che succede in trapianti di altre cellule provenienti da donatori adulti generalmente incompatibili con il ricevente.

L’impiego di questi elementi staminali viene quindi considerato un gold standard di prima scelta, anche nel caso di pazienti per i quali le terapie tradizionali non sono state efficaci.

Questo fenomeno dipende dall’alto grado di indifferenziazione delle staminali cordonali, che possono suddividersi e distribuirsi nell’organismo del ricevente con grande rapidità e senza provocare effetti di intolleranza.

Paragonando pazienti affetti da leucemia che hanno ricevuto trapianti con cellule staminali ombelicali in contrapposizione ad altri che hanno ricevuto trapianti da donatori adulti, il risultato è stato nettamente favorevole alla prima opzione.

I dati ottenuti sono molto incoraggianti poiché la percentuale di guarigione è aumentata progressivamente con la maggiore diffusione di queste terapie immunologiche.

Pertanto, considerare il trapianto di staminali del cordone ombelicale come un’alternativa alla chemioterapia è un dato di fatto che sta imponendosi sempre maggiormente in ambito oncologico, soprattutto perché queste cellule, raccolte subito dopo la nascita e crio-conservate si mantengono totipotenti per tutto il periodo in cui sono soggette al congelamento.

Simili interventi devono essere effettuati in centri altamente qualificati dato che i metodi di inoculazione delle staminali prevedono tecniche specializzate e professionisti esperti in questo settore ancora in via di sviluppo.

Il trapianto delle staminali cordonali fino a poco tempo fa era considerato come ultima risorsa per pazienti che non avevano più alternative terapeutiche, dopo il fallimento delle cure tradizionali.

Attualmente invece questi metodi curativi sono considerati la prima scelta grazie all’elevata percentuale di guarigioni o quantomeno di stadiazioni ottenute.

Conservazione del cordone ombelicale

La raccolta e la conservazione delle cellule staminali cordonali si verifica alla nascita del neonato, cioè nel momento in cui viene tagliato il cordone ombelicale.

Questo funicolo, che durante la gestazione ha svolto funzioni protettive e contenitive nei confronti delle arterie e della vena fetale, fino a poco tempo fa veniva eliminato poiché considerato inutile.

In realtà, in seguito a numerose ricerche immunologiche si è scoperto il suo enorme potenziale terapeutico, derivante dal fatto che le cellule in esso contenute possiedono un eccezionale valore terapeutico per il trattamento di numerosi disturbi ematici maligni e non maligni, oltre che di patologie infiammatorie.

Negli ultimi 25 anni la tendenza a conservare il cordone ombelicale si è diffusa sempre maggiormente tra le madri, anche perché i tassi di sopravvivenza del trapianto allogenico, che utilizzano il sangue estratto dal cordone ombelicale, sono aumentati in maniera drastica.

Anche i trapianti negli adulti sono in continuo miglioramento, grazie al fatto che le cellule staminali sono estremamente indifferenziate e quindi si possono adattare con facilità alla genetica del ricevente.

A fronte di una spesa variabile, negli ultimi anni si è registrato un incremento di istituti che consentono di conservare il sangue del cordone ombelicale, per renderlo disponibile nel momento del bisogno.

Molti genitori dopo la nascita del proprio figlio sono orientati a conservare il cordone ombelicale per eventuali usi successivi in caso di gravi patologie dei figli.

Nel momento in cui il cordone ombelicale viene tagliato, all’interno dei vasi rimane un certo quantitativo di sangue, contenente cellule indifferenziate chiamate staminali.

Questo sangue, chiamato sangue cordonale, oltre a comprendere tutti gli elementi tipici come eritrociti, leucociti, piastrine e plasma, è molto ricco di cellule staminali ematopoietiche, simili a quelle presenti nel midollo osseo.

Tali elementi cellulari sono dotati di una capacità di differenziazione che aumenta con il passare del tempo; oltre a differenziarsi, le staminali svolgono un ruolo terapeutico di riparazione endogena, dividendosi senza limiti per ricostituire le riserve citologiche dell’organismo.

Come è noto, le staminali emopoietiche sono elementi indifferenziati che danno origine a tutte le cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine).

I pazienti a cui sono state diagnosticate patologie ematologiche tra cui soprattutto leucemie, possono avere buone prospettive di guarigione in seguito al trapianto delle staminali, che inserendosi all’interno del midollo osseo, proliferano formando elementi sani, maturi e funzionali.

Subito dopo la nascita del bambino il cordone ombelicale viene immediatamente clampato, per impedire al sangue residuo di fuoriuscire.

Il sangue cordonale può essere raccolto sia prima che dopo l’emissione della placenta, a patto che la chiusura delle sue estremità sia completata al momento dell’espulsione del feto.

Dopo essere stato raccolto in una sacca sterile (unità di sangue cordonale), il liquido ematico viene conservato in una banca del sangue, presso cui vengono eseguiti i seguenti controlli:
• assenza di patologie trasmissibili;
• valutazione della vitalità cellulare;
• conteggio di eritrociti, leucociti e piastrine;
• tipizzazione HLA.

Dopo che l’unità di sangue cordonale è stata adeguatamente analizzata e soltanto se viene considerata idonea al trapianto, può essere crio-conservata; la metodica di congelamento prevede l’impiego di azoto liquido a temperature di -196°C, oppure in vapori di azoto a temperatura di -150°C.

La conservazione del cordone ombelicale quindi non può prescindere da un insieme di operazioni che devono essere eseguite in ambiente sterile e da personale specializzato, poiché qualsiasi anomalia operativa potrebbe vanificare tutte le operazioni.

Quando i pazienti oncologici vengono sottoposti a radioterapia o chemioterapia si verifica l’eliminazione di tutti i tipi di cellule, sia maligne che non.

A questo punto, per ripopolare l’organismo con elementi citologici buoni, si ricorre al trapianto delle staminali emopoietiche, che sono in grado di ricostituire il midollo osseo ammalato con cellule sane.

Il sangue cordonale rappresenta una risorsa alternativa alle staminali emopoietiche adulte, che può essere utilizzata su ammalati che non trovano un donatore compatibile.

Dal momento che il sistema immunitario dei neonati è ancora immaturo, le staminali del cordone ombelicale possono essere utilizzate anche in caso di incompatibilità tra donatore e ricevente, una condizione estremamente vantaggiosa per la sua versatilità.

Quando si trapiantano queste cellule cordonali, infatti, il rischio di rigetto è molto inferiore rispetto a quando si iniettano staminali adulte.

Sistemi di conservazione delle cellule staminali cordonali

Sono disponibili strutture pubbliche e private che raccolgono e conservano sangue cordonale dopo averlo analizzato e classificato.

Simili reperti di solito sono donati dai genitori, che desiderano avere a disposizione questa opportunità per i loro figli.

Sono sempre maggiori i casi di trapianti eterologhi tra individui non appartenenti allo stesso nucleo famigliare, che potrebbero sviluppare fenomeni di rigetto.

Sono proprio questi i potenziali fruitori delle cellule staminali cordonali, che, essendo elementi indifferenziati, non hanno ancora sviluppato una tipizzazione genetica.

Quando i genitori invece donano il cordone ombelicale alle banche pubbliche, non per i propri figli, lo mettono a disposizione di pazienti bisognosi di simili terapie oppure per la ricerca scientifica.

Vengono conservati esclusivamente staminali sane e appartenenti a individui privi di malattie di qualsiasi tipo, poiché il successo del trapianto dipende essenzialmente dai metodi di conservazione.

Le banche pubbliche per la conservazione del cordone ombelicale sono regolamentate da normative nazionali e devono aderire a protocolli specifici che consentono la conservazione unicamente a sangue cordonale rispondente a determinati standard qualitativi.

Esistono anche banche private che conservano il sangue cordonale per impieghi autologhi, questo significa che tali unità rimangono disponibili soltanto per il donatore e la sua famiglia.

Tutte le mamme sane che non soffrono di patologie croniche e che hanno portato avanti la gravidanza in maniera fisiologica possono donare il sangue estratto dal cordone ombelicale.

In simili condizioni, il cordone viene messo da parte al momento della nascita subito dopo il distacco del feto dalla placenta.

È molto importante che anche la placenta sia ben ossigenata e non presenti fenomeni di necrosi, che potrebbero alterare il metabolismo del cordone ombelicale.

La sua conservazione presuppone un intervento tempestivo e mirato, che prevede innanzitutto il clampaggio alle due estremità e successivamente il congelamento.

In caso di parto gemellare il cordone ombelicale contiene una quantità minore di sangue e pertanto non può essere utilizzato in seguito.

Anche in caso di parto prematuro oppure quando la madre è affetta da patologie trasmissibili con il sangue, non è consigliabile procedere alla conservazione del cordone.

La decisione di conservare il sangue cordonale è senza dubbio una scelta personale che prevede conseguenze ad ampio raggio.

Anche se nella maggior parte dei casi una scelta del genere è dettata dall’affetto nei confronti dei figli e dal desiderio di poter offrire loro strumenti validi per guarire, questa pratica non è ancora molto diffusa, anche per la mancanza di informazioni corrette.

Quando un paziente decide di sottoporsi al trapianto di sangue cordonale, di solito è affetto da patologie genetiche e congenite che possono essere minimizzate dall’inoculazione di tali elementi immunologici.

Crescendo, bambini e adolescenti necessitano di un numero sempre maggiore di cellule attive contro vari tipi di malattie, pertanto l’opzione di poter disporre di staminali cordonali autologhe e capaci di potenziare la produzione anticorpale, può migliorare moltissimo le condizioni di vita dei pazienti.

Dai primi trapianti effettuati oltre dieci anni fa, sono stati portati a termine oltre 35mila operazioni di conservazione e utilizzo delle cellule cordonali, che hanno offerto in molti casi la guarigione.

Questa pratica non è molto diffusa probabilmente perché mancano sistemi capillari di informazione; in effetti il cordone ombelicale è una struttura anatomica che al momento della nascita perde il suo valore funzionale poiché il neonato non ha più bisogno di nutrirsi attraverso la placenta ma lo può fare in maniera autonoma.

Conservare il cordone ombelicale è una scelta etica gratuita e che non prevede nessun tipo di intervento ma che può salvare molte vite.

Anche se non esistono certezze sull’impiego delle staminali per trattare malattie acute o croniche, l’utilizzo di queste cellule indifferenziate è collegato alle più innovative ricerche scientifiche in ambito immunologico.

Vantaggi offerti dalla conservazione del cordone ombelicale

Considerato la scelta ideale per quasi tutte le patologie onco-ematologiche, il trapianto delle cellule staminali cordonali può essere una tecnica salvavita, a patto che esista compatibilità tra donatore e ricevente.

Questi elementi sono perfettamente in grado di moltiplicarsi e di sostituire in poco tempo gli elementi distrutti in seguito ad esempio a trattamenti chemio- o radio-terapici.

Anche in presenza di immunodeficienze e di alcuni problemi metabolici, le cellule cordonali permettono di accelerare i tempi di guarigione per la loro elevata biodisponibilità e per l’estrema versatilità che le caratterizza.

Il prelievo di queste cellule non è invasivo ed è del tutto privo di rischi, soprattutto per la madre e il bambino; dopo avere selezionato le staminali (in misura di 10%), il campione deve essere conservato per garantire tutte le sue potenzialità funzionali.

Il sangue placentare contiene una massima percentuale di cellule staminali, presenti a livello di arterie e vene ombelicali; esso è ricco di preziosi elementi emopoietici che possono essere utilizzati come fonte alternativa di immunostimolazione.

Il primo vantaggio offerto dalle staminali del sangue cordonale si collega alla loro estrazione che può essere effettuata senza alcun rischio per la madre nè per il bambino.

Le caratteristiche di una simile metodica, che prevede sempre crio-conservazione, si manifestano nell’indifferenziazione degli elementi cellulari immaturi, che sono presenti nel sangue del neonato.

Pur non essendo ancora completamente formate, queste cellule sono totipotenti e quindi possono sviluppare funzioni terapeutiche verso qualsiasi genere di genotipo.

Il prelievo è indolore e non comporta nessun pericolo per la madre nè per il bambino, poiché il sangue viene prelevato ad espulsione avvenuta per essere poi congelato.

Le banche del sangue mettono a disposizione dei pazienti la possibilità di utilizzare staminali appartenenti a un determinato genotipo; la loro donazione e conservazione è gratuita se effettuata presso una struttura pubblica, mentre richiede una piccola spesa se si svolge in una struttura privata.

È molto improbabile se non impossibile che cellule staminali cordonali conservate in banche differenti vengano riutilizzate per una terapia in quanto la loro potenzialità funzionale si esaurisce in un solo ciclo.

La conservazione del cordone ombelicale rappresenta un’importante assicurazione biologica che garantisce opportunità di cura in caso di patologie refrattarie alle terapie tradizionali per il proprio figlio.

In questo modo è possibile mettere in sicurezza una riserva di cure per tutta la famiglia, sfruttando un procedimento indolore che non comporta nessun rischio al momento del parto.

Il prelievo infatti viene effettuato subito dopo l’espulsione, quando ormai anche la placenta è stata eliminata.

Un vantaggio da non sottovalutare offerto dall’impiego delle cellule cordonali si riferisce alla possibilità di curare oltre settanta patologie, attraverso l’utilizzo autologo e allogenico della funzionalità anticorpale.

Anche il parlamento europeo nel 2012 è intervenuto mediante l’articolo 23 in relazione alla conservazione delle cellule cordonali, confermando che esse rappresentano una promettente alternativa terapeutica nel trattamento di molte patologie oncologiche incluse quelle infantili.

La procedura di raccolta e conservazione è quindi garantita in tutti gli stati membri europei, in quanto riconosciuta ufficialmente.

Nel sangue del cordone ombelicale si trovano cellule staminali emopoietiche, simili alle natural killer presenti nel sangue adulto.

Mediante questa medicina rigenerativa, è possibile sfruttare vari vantaggi e precisamente:
• sostituire i componenti danneggiati del sistema immunitario;
• potenziare le funzioni degli anticorpi già funzionanti;
• differenziarsi in cellule capaci di modulare la risposta immunitaria;
• sviluppare funzioni rigenerative del miocardio in seguito a infarto;
• curare sindromi neurodegenerative come il morbo di Parkinson e di Alzheimer;
• costituire una riserva di elementi natural killer per uso autologo;
• contribuire alla formazione di anticorpi per impiego aploidentico (tra famigliari compatibili);
• distruggere selettivamente le cellule neoplastiche.

Gli elementi cordonali sono immaturi e quindi più semplici da purificare e conservare rispetto a quelli del sangue periferico.

Da una singola unità di sangue cordonale è possibile ottenere una grande quantità citologica in seguito a una semplice stimolazione all’esterno dell’organismo; proprio per questo motivo, gli elementi anticorpali natural killer estratti dal sangue del cordone ombelicale vengono impiegati per funzioni immunitarie nei confronti di bambini e adulti.

Avere quindi a disposizione un campione di questi elementi cellulari costituisce un enorme vantaggio per il trattamento di patologie di vario genere.

Trattandosi di cellule immature, la loro maturazione può svilupparsi seguendo differenti percorsi, condizionati dalle esigenze dell’organismo, pertanto simili elementi cordonali se correttamente conservati si mantengono inalterati nel tempo e garantiscono di supportare l’organismo ammalato del bambino in qualsiasi fase della vita.

Il campo di applicazione più vantaggioso è senza dubbio quello oncologico, poiché soprattutto in età pediatrica le forme neoplastiche evolvono con una velocità esponenziale mettendo in serio pericolo la vita del paziente.

Evitare i cicli di chemioterapia sostituendoli con semplici iniezioni di cellule staminali può essere una scelta vincente che oltre a salvare la vita del bambino, gli evita inutili sofferenze.

Bisogna considerare anche il fatto che ogni singola cellula si può replicare in maniera esponenziale dando luogo in periodi di tempo molto limitati a vere e proprie colonie cellulari.

Questo comportamento è strettamente condizionato dalle metodiche di conservazione, che devono garantire un’assoluta compatibilità biologica e non interferire minimamente con il metabolismo cellulare.

La tecnica del crio-congelamento in azoto liquido è la più utilizzata poiché non prevede l’impiego di sostanze chimiche ma soltanto di temperature particolarmente basse (-170°C), che bloccano i processi vitali senza modificarli.

Prima di una simile tecnica le cellule devono essere estratte dal sangue del cordone ombelicale e purificate, per essere poi subito disponibili al momento del bisogno.

Tali procedure possono essere effettuate unicamente da laboratori specializzati e forniti di strumentazioni adeguate, che evitino qualsiasi contaminazione durante il processo e mantengano inalterate le potenzialità di tutte le cellule.

Concludendo, i vantaggi esclusivi derivanti dalla conservazione del cordone ombelicale sono i seguenti:
• impiego allogenico per usi terapeutici;
• impiego tra consanguinei con patologie ad alto rischio;
• impiego per usi solidaristici in presenza di patologie refrattarie ai trattamenti tradizionali.

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