Che cosa sono gli urati ?

urati nelle urine

Gli urati sono microscopici cristalli amorfi che possono trovarsi disciolti nell’urina tutte le volte in cui l’organismo non è in grado di metabolizzare correttamente l’acido urico.

In questi casi essi possono aggregarsi tra loro dando luogo alla formazione di calcoli renali oppure ad attacchi di gotta.

La valutazione degli urati urinari viene considerata un esame di routine da eseguire insieme ad altre indagini, per monitorare lo stato di salute del paziente.

Questi cristalli amorfi vengono sintetizzati in presenza di elevate concentrazioni di acido urico, un prodotto di scarto derivante dai processi catabolici dei nucleosidi purinici (guanosina e adenosina) prodotti dalla degradazione degli acidi nucleici.

Trattandosi di un composto che, come tale, non serve all’organismo, l’acido urico viene escreto per due terzi con le urine mediante un complesso meccanismo di filtrazione e riassorbimento, e per la restante parte è eliminato attraverso l’intestino con le feci.

Il valore del pH urinario condiziona lo stato del composto presente nel liquido minzionale, dato che esso si trova per il 50% come ione urato e per il restante 50% sotto forma di acido indissociato.

Quando il pH urinario aumenta, si ha una prevalenza di urato monosodico, se il pH diminuisce invece prevale la forma indissociata.
Dato che nelle urine il pH è tendenzialmente acido, si può verificare una precipitazione di urato con conseguente formazione dei cristalli monosodici.

Se gli urati precipitano nei liquidi biologici sovrasaturati, tendono a depositarsi sotto forma di cristalli a livello dell’apparato escretore, innescando numerose reazioni infiammatorie.

Che cos’é la clearance degli urati ?

La clearance degli urati si riferisce alla quantità di plasma che viene depurata nell’unità di tempo (1 minuto) mediante l’attività del rene.

Si tratta di un valore che serve a indicare l’insorgenza di un’alterazione dell’azione filtrante del glomerulo molto più precocemente rispetto ad altre analisi come la creatininemia oppure l’azotemia.

Questo indice si alza nelle forme infiammatorie accompagnate da picchi febbrili tipici delle sindromi nefrosiche con ipoalbuminemia; si abbassa invece in caso di insufficienza renale acuta o cronica, di rene policistico e nella ostruzione delle vie urinarie.

La sua determinazione prevede la raccolta di un campione di urina delle 24 ore, sul quale vengono ricercati gli urati amorfi, tenendo conto del pH urinario che, come accennato, è in grado di modificare notevolmente gli esiti.

Valutazione della clearance degli urati

Per la valutazione della clearance degli urati è necessario fare riferimento alla combinazione tra i valori urinari e quelli valutati su un prelievo di sangue venoso, effettuato sul paziente digiuno da almeno 8 ore.

Questi test vengono prescritti sia per analizzare lo stato di salute del soggetto, con particolare riguardo alla funzionalità renale, sia per monitorare l’evoluzione di una patologia in atto, valutando contestualmente anche l’efficacia di eventuali terapie.

Trattandosi di indagini cliniche non invasive, esse trovano largo impiego per confermare quesiti diagnostici non ancora chiariti e si rivelano particolarmente utili nel caso in cui il paziente si sottoponga ad ecografia completa dell’addome, tramite cui è possibile visualizzare la morfologia degli organi analizzati.

L’esame viene richiesto tutte le volte in cui siano presenti urine torbide, rossastre, brune o schiumose, più o meno accompagnate da bruciore durante la minzione o anche da dolori alla schiena.

La sintomatologia collegata alle problematiche dell’apparato renale spesso compare tardivamente in quanto nelle prime fasi i disturbi appaiono asintomatici.

Il principale rischio derivante da una diagnosi tardiva è riconducibile al fatto che le IBU (infezioni delle basse vie urinarie) tendono a risalire verso i reni, attraverso un percorso facilitato, costituito dagli ureteri.

Interpretazione dei risultati

In condizioni fisiologiche non devono essere presenti urati nelle urine, se non in piccolissime tracce e comunque in relazione al pH urinario.

Urati urinari alti

Il riscontro di significative concentrazioni di urati nelle urine sta ad indicare un pH tendenzialmente acido, che può dipendere da numerosi fattori, tra cui:
– alimentazione
un regime dietetico particolarmente ricco di purine contribuisce ad abbassare il pH urinario poiché il catabolismo di questi composti azotati svolge un’azione acidificante; gli alimenti da evitare sono il fegato, la selvaggina, molti prodotti ittici e gli insaccati;
– diabete
alterando l’intero metabolismo glucidico, il diabete provoca un’acidosi urinaria responsabile della precipitazione dei cristalli di urati;
– alcolismo
l’accumulo di etanolo nel sangue, conseguente all’abuso di bevande alcoliche, innesca una serie di reazioni biochimiche che aumentano l’acidità dei liquidi biologici;
– gotta
innescata dall’iperuricemia, questa malattia agisce modificando l’intera omeostasi dell’organismo, potenziando la precipitazione degli urati che vengono prodotti in abbondanza in tale condizione;
– insufficienza renale
un’alterata funzionalità dell’apparato escretore determina modificazioni sia a livello di filtrazione glomerulare che di riassorbimento tubulare, con eliminazione degli urati in caso di iperuricemia;
– sindrome metabolica
se l’intero assetto metabolico risulta alterato, anche le reazioni cataboliche dell’acido urico rimangono coinvolte con conseguente precipitazione degli urati nelle urine;
– obesità
in caso di notevole sovrappeso si innescano anomalie biologiche sia a livello dell’apparato digerente sia di quello escretore, con maggiore presenza di acido urico che non riesce ad essere eliminato in maniera normale;
– abuso di diuretici
i farmaci che stimolano la diuresi contribuiscono a velocizzare il processo di riassorbimento tubulare e ad eliminare acqua e minerali, con una alterazione del pH dei liquidi extracellulari;
– rene policistico
in questa malattia l’apparato escretore non è in grado di funzionare in maniera fisiologica e quindi si verificano anomalie metaboliche che riguardano anche gli urati urinari.

Urati urinari bassi

Basse concentrazioni di urati urinari vengono riscontrate soltanto in alcuni casi di patologie renali acute oppure negli alcolisti cronici, dopo la fase acuta e sub-acuta di intossicazione da etanolo.


Per analizzare la clearance degli urati è necessario valutare sia la concentrazione di acido urico plasmatico sia quella di cristalli amorfi nel sedimento urinario dato che questo indice di funzionalità renale deve appunto valutare la capacità filtrante dell’apparato escretore.

I valori ematici vengono calcolati su un campione di sangue venoso, trattato secondo specifiche metodiche di laboratorio che si riferiscono a indici standard, che solitamente sono compresi tra 6 e 12 mg/ml.

Dato che non si tratta di un’analisi di routine, essa viene prescritta su specifica richiesta del medico, quando il quadro anamnestico del paziente non è chiaro e sussistono dubbi diagnostici.

Per la valutazione degli urati urinari è necessario raccogliere un campione del mitto intermedio su un paziente a digiuno da almeno 8 ore, dopo che sia stata eseguita un’accurata igiene intima.

Bisogna privilegiare un prelievo nelle prime ore del giorno, quando le urine sono maggiormente concentrate.

Rischi collegati alla presenza di urati nelle urine

Una volta che la clearance degli urati è stata definita in base alla comparazione tra reperti ematici ed urinari è necessario valutare i rischi derivanti dalla presenza dei cristalli amorfi nel liquido minzionale, che sono:
– formazione di calcoli renali contenenti cristalli di urato;
– incremento dell’uricemia con deposito di urati nelle articolazioni (gotta).

In entrambi i casi è indispensabile inquadrare con precisione il quadro clinico del paziente sia dal punto di vista quantitativo (dosaggio degli urati), sia da quello qualitativo (percentuale di componente cristallina).

Gli urati amorfi rappresentano un parametro facilmente riscontrabile nell’urina (mediante l’analisi del sedimento), ma non identificativo del tipo di fattore eziologico che sta alla base del disturbo.

Se la clearance degli urati è un dato certo in quanto deriva da una reale comparazione di dati clinici, l’analisi del sedimento urinario consente di accertare la presenza di particelle estranee (come appunto gli urati), ma non la causa di tale anomalia.

Per questo motivo è sempre opportuno affiancare ad analisi di questo genere altre indagini diagnostiche a discrezione del medico, che possono comprendere un’ecografia addominale (per visionare lo stato morfo-funzionale dei reni), una TAC con mezzo di contrasto (per analizzare lo stato delle articolazioni), oppure altri esami emato-chimici e sierologici.

Una volta stabilita la causa della presenza di urati amorfi nelle urine, e dopo aver determinato il grado di coinvolgimento dell’apparato renale in tale disturbo, diventa necessario impostare un’adeguata terapia.

Innanzi tutto è utile modificare il regime alimentare, eliminando quasi completamente i cibi ricchi di purine, e mantenendo un’adeguata idratazione mediante l’introduzione di almeno due litri di acqua nelle 24 ore.

Bisogna inoltre alcalinizzare le urine, assumendo citrato di potassio oppure bicarbonato di sodio, fino al raggiungimento di un pH compreso tra 6 e 7, in quanto le urine acide favoriscono la precipitazione degli urati.

L’allopurinolo viene considerato il farmaco d’elezione per contrastare l’iperuricemia, e quindi deve essere assunto regolarmente.

Quando la clearance degli urati è elevata ed essi vengono escreti in abbondanza, può succedere ch precipitino sotto forma di piccoli cristalli irregolari, in grado di aggregarsi facilmente in granelli di varie dimensioni.

Questi composti possono innescare un’uropatia ostruttiva, particolarmente rischiosa in quanto responsabile di rallentamenti (oppure di blocco completo) del flusso urinario.

Può accedere che la clearance degli urati rientri nei parametri fisiologici mentre l’emissione delle urine sia rallentata e insufficiente; in tale situazione è necessario effettuare indagini cliniche e strumentali finalizzate a diagnosticare il tipo di patologia presente.

In molti casi esiste una stretta correlazione tra il potere filtrante del rene (clearance) e la presenza di ostruzioni urinarie (calcoli di urati).