Stima della concentrazione di aptoglobina nel sangue e possibili scenari aperti

L’aptoglobina è una proteina sintetizzata dal fegato e costituita da due subunità. Si trova nel sangue e svolge una funzione di primaria importanza: lega, difatti, l’emoglobina rilasciata dagli eritrociti senescenti contrastando così l’eliminazione della stessa attraverso la minzione.
Questo processo permette, in ultima analisi, di riciclare il ferro favorendo la formazione di un nuovo legame con una seconda molecola di emoglobina.
Il complesso emoglobina-aptoglobina arriva nel fegato, dove il ferro si lega alla transferrina e viene trasferito nel midollo osseo (sede del processo di eritropoiesi). Questa semplice guida vuole condurre potenziali pazienti, biologi e analisti alla scoperta dell’aptoglobina soffermandosi, in modo particolare, su natura della glicoproteina, meccanismo d’azione, misura della concentrazione nel sangue e successiva analisi dei risultati.
Che cos’è l’aptoglobina?
L’aptoglobina è una glicoproteina di trasporto in grado di legare, in modo irreversibile, le molecole di emoglobina libera che circolano nel sangue.
Il complesso aptoglobina-emoglobina viene rimosso dal flusso ematico per essere reindirizzato verso il fegato dove si tiene il recupero del ferro.
L’aptoglobina è, dunque, coinvolta nella cosiddetta emolisi intravascolare fisiologica perché ricicla il ferro contenuto nell’emoglobina e rimuove gli eritrociti, ormai invecchiati, dal circolo sanguigno.
Quando si misura la concentrazione di aptoglobina?
La concentrazione di aptoglobina nel sangue è generalmente compresa, in presenza di soggetti sani, tra 50 e 150 mg/dl. Eventuali fenomeni di emolisi possono, però, provocare la distruzione dei globuli rossi con conseguente dispersione di emoglobina libera nel circolo ematico; l’aptoglobina non riesce così a formare nuovi legami e l’emoglobina si riversa spesso nelle urine (emoglobinuria).
L’analisi del sangue per la stima della concentrazione ematica di aptoglobina viene, dunque, eseguita quando il soggetto accusa sintomi quali stanchezza, pallore, ittero, mancanza di respiro e urine di colore scuro. Il medico di base può inoltre prescrivere, in caso di sospetta anemia emolitica, altri esami di laboratorio quali:
• striscio del sangue;
• conta reticolociti;
• valutazione LDH;
• test della bilirubina (totale o indiretta) per valutare la funzionalità del fegato.
Preparazione del paziente e misura della concentrazione di aptoglobina
Il test per la misura della concentrazione di aptoglobina viene eseguito all’interno dei laboratori analisi dove il paziente si sottopone a un semplice prelievo di sangue venoso. L’esame viene fatto nelle prime ore del mattino e il soggetto è tenuto a osservare un digiuno di almeno 8 ore (è consentita, invece, l’assunzione di una modica quantità d’acqua).
Alcune terape farmacologiche possono, inoltre, alterare i risultati del test e tra queste vi sono quelle a base di anticoncezionali orali, chinidina, streptomicina e isoniazide. Per maggiori informazioni, consultare il proprio medico di fiducia.
Analisi dei risultati
L’analisi dei risultati viene affidata a uno specialista e può emergere quanto segue.
• Basse concentrazioni di aptoglobina unitamente ad aumento dei reticolociti e diminuzione del numero di eritrociti sono imputabili a una forma di anemia con emolisi intravascolare.
• Valori ottimali di aptoglobina e aumento dei reticolociti sono sintomo di una possibile emolisi extravascolare (distruzione dei globuli rossi a carico di milza e fegato).
• Valori di aptoglobina nella norma e nessuna variazione significativa nella conta dei reticolociti sono imputabili a una forma di anemia dove non si evidenzia rottura dei globuli rossi.
• Basse concentrazioni di aptoglobina e assenza di sintomi di una possibile anemia emolitica sono strettamente correlati a un possibile deficit produttivo della glicoproteina da parte del fegato. Il soggetto può, dunque, essere affetto da una patologia epatica.
L’analisi dei risultati risulta essere, alla luce di quanto appena detto, una pratica lunga e delicata e la loro lettura può essere, inoltre, influenzata dalla presenza di affezioni infiammatorie (colite ulcerosa), pregressi attacchi cardiaci, infezioni, emoraggie e disturbi a carico dei reni.
Conclusioni
L’aptoglobina è una glicoproteina dalla duplice funzionalità perchè svolge un ruolo attivo nella rimozione degli eritrociti senescenti (la vita media di un globulo rosso è pari a circa 120 giorni) e ricicla il ferro.
La sua concentrazione nel sangue è generalmente compresa tra 50 e 150 mg/dl, ma tale valore è destinato a mutare in presenza di particolari condizioni quali l’emolisi (precoce distruzione dei globuli rossi). Il soggetto che accusa sintomi come pallore, stanchezza, ittero e mancanza di respiro deve, dunque, sottoporsi a tutti gli esami di laboratorio del caso e tra questi vi è la stima della concentrazione di aptoglobina nel sangue.
Il test viene eseguito nelle strutture preposte e non richiede alcuna particolare preparazione; il paziente deve limitarsi a osservare un digiuno di almeno 8 ore (è consentita l’assunzione di modiche quantità d’acqua).
I laboratori analisi possono, inoltre, gestire gli esami ematochimici offerti con l’ausilio di un innovativo software gratuito che consente loro di generare e aggiornare, in tempo reale, un vademecum in formato pdf delle singole prestazioni erogate.